I pedaggi sulle autostrade della Costa Azzurra non aumenteranno nel 2015. Lo ha annunciato il primo ministro francese Valls. E' di buon auspicio per la parte ligure della Riviera, ma tutto fa pensare che l'Autofiori non farà altrettanto nell'immediato futuro.
L'A10 continua ad essere una stangata per i viaggiatori, con i rincari da 10 e 20 centesimi che di volta in volta alimentano importi sempre più iperbolici. Per un'infrastruttura malfatta, disseminata di cantieri da gimkana, fra le più trafficate d'Europa, la sensibilità verso gli utilizzatori (turisti, locali, commerciali) dovrebbe imporsi come regola.
La giustificazione per gli aumenti è sempre la stessa: le spese di manutenzione incidono, i transiti diminuiscono. Ma il dato che preoccupa è la tendenza a ridurre al lumicino le percentuali di partecipazione pubblica nelle società che gestiscono le tratte.
Ammesso che qualcuno abbia mai perorato davvero la causa degli automobilisti, chi rimarrà a difendere l'interesse pubblico contro la smania di fagocitare pedaggi esosi? L'assurdo si materializza ogni volta che una frana o un evento alluvionale paralizza e frattura un pezzo di Aurelia. Anche di fronte alla calamità naturale, sconti e riduzioni vengono concessi a fatica dalla società, quando invece il pedaggio (per il percorso obbligato autostradale, là dove la litoranea è inagibile) dovrebbe essere reso totalmente gratuito.
Parentesi: pochi sanno che nel calcolo del pedaggio c'è, insieme ai chilometri del tratto praticato, anche la lunghezza media delle relative rampe di svincolo. Spesso tortuose come la fantasia ardita di certi progettisti o, meglio, come la fregola oscena dei passati cementificatori.
Plauso ai francesi per aver congelato il prezzo autostradale della Costa Azzurra, mentre gli italiani attendono la prossima scoppola sui pedaggi. Le vie degli esattori sono infinite.