Attualità - 11 aprile 2015, 13:30

Dall'Afghanistan ad Albisola, l'artificiere che ha domato la bomba a sangue freddo

A fare brillare la bomba nella cava di Luceto gli artificieri del 32° Reggimento Genio Guastatori dell’Esercito lo scorso 9 aprile. Il luogotenente Fabio Corpus ha custodito l'ordigno in fase di trasporto

Dall'Afghanistan ad Albisola, l'artificiere che ha domato la bomba a sangue freddo

Missione Compiuta. Ad Albisola lo scorso 9 aprile le operazioni di rimozione dell’ordigno bellico ritrovato nella zona dell’Uliveto sono andate a buon fine. A fare brillare la bomba della seconda guerra mondiale nella cava Beata di Luceto gli artificieri del 32° Reggimento Genio Guastatori dell’Esercito. La missione delicatissima, coordinata dal capitano Federico Salvador, è stata portata a termine secondo i piani.

A parte i problemi in fase di despolettamento (gli Artificieri non sono riusciti a rimuovere la spoletta anteriore e per questo é stato necessario effettuare la procedura di congelamento rallentando così le operazioni condotte dai militari sull'ordigno bellico) tutto si è concluso nel migliore dei modi. A raccontare i retroscena il maresciallo luogotenente Fabio Corpus, colui che ha custodito la bomba in fase di trasporto. Infatti, una volta terminata la fase di despolettamento, l’ordigno bellico è stato caricato sul camion Astra SM66.40 per essere portato alla cava di Luceto. Durante il percorso di trasporto la bomba è stata tenuta sotto controllo e custodita proprio da Fabio Corpus. “Il mio compito era tenere sotto controllo la bomba per verificare che l’azoto liquido utilizzato per congelare la spoletta non scendesse sotto al livello di guardia”. Sono state rigidissime le misure di sicurezza in tutte le fasi di rimozione di un ordigno.

Il maresciallo luogotenente Fabio Corpus ha alle spalle moltissime missioni nell’attività di artificiere: “Un lavoro impegnativo, pericoloso ma che porta tante soddisfazioni – racconta Corpus – Tra le mie missioni ricordo quelle in Afghanistan, Iraq, Albania, Mozambico, Bosnia, Libano. Quella che mi lascerà per sempre un segno nel cuore è stata l’operazione a Herat nel 2010, nella quale abbiamo perso cinque colleghi”.

La fase di trasporto dell'ordigno bellico verso la cava di Luceto.

Debora Geido

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