Eventi - 09 aprile 2015, 11:14

Albenga, al via la mostra "Carte Sacre"

Un esposizione dedicata ad una libera traduzione dei più famosi quadri del Caravaggio

Albenga, al via la mostra "Carte Sacre"

 

Domani 10 aprile nella sala espositiva 3°Piano di Palazzo Oddo  prenderà il via   “Carte Sacre”  una mostra itinerante che si è esibita in vari luoghi di devozione personale e non solo, in tutta Italia. Saranno gli studenti ingauni – venerdì e sabato – ad ascoltare dalla viva voce dell’artista la presentazione della Mostra a cui seguirà  la lettura di un testo teatrale La mostra organizzata e   patrocinata dal comune di Albenga  è formata da dodici tele di Giuliano Baglioni, noto artista che ha la sua base di lavoro a Orvieto. Le tele sono dedicate a una libera traduzione di alcuni dei più famosi quadri del Caravaggio. L’intento di Baglioni non è quello di emulare Caravaggio, ma di usare queste opere come punto focale per una personale espressione e interpretazione di questi momenti mistici. In queste dodici tele l’artista unisce la sua maestria nella pittura e nel disegno del corpo con una tecnica di stesura e sopra stesura di carte veline colorate, al fine catturare i concetti di luce e buio, aria e terra, sacro e profano: da qui il titolo della mostra  “Carte Sacre” - Baglioni traduce Caravaggio. La  mostra itinerante nei luoghi della devozione

identitaria, vedrà l'esposizione di un ciclo pittorico di Giuliano Baglioni dedicato ad una libera traduzione di alcune tra le più conosciute opere del Caravaggio, trova una sua prima necessità nella

possibilità di ammirare dodici grandi tele del pittore orvietano realizzate mettendo a frutto una competenza pluridecennale nel campo dell'arte declinata in tutte le sue più diverse sfaccettature (incisione, pittura, design, fotografia, scultura, ceramica) utilizzando soprattutto le amatissime carte colorate ( 'sacre' per rispetto dei possibili luoghi espositivi) utilizzate come fossero acquerelli, scoprendone, di velatura in velatura, di fissativo in fissativo, le più inaspettate (solo per noi

che guardiamo, però!) virtù espressive, carte a loro modo 'devozionali' per quanto di devozione si possa esprimere nell'Arte. Perciò nessun tentativo di imitare Caravaggio, del resto inimitabile; ma neppure un semplice pretesto per succhiare la ruota al “Pantani” dei Pittori italiani (col rischio, quindi, d'essere fraintesi e crocifissi sull'altare del dileggio). Molto più semplicemente la possibilità di visualizzare su tela (cioè sul supporto pittorico per eccellenza e che, non a caso, è stata per secoli la materia prima per la fabbricazione della carta) lasciata consapevolmente al suo regale bianco (a generare-come in De Pisis- il tono complessivo dei quadri) una realtà che sempre più spesso umilia la nostra residuale capacità di comprenderne il senso, sballottati come siamo tra individualismi attraenti (ma poveri di gratuità e solidarietà) e metafisiche altrettanto seducenti (deboli se non proprio debolissime).

 

c.s.

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