Ieri sera una folla numerosa proveniente da tutte le comunità della diocesi, ha gremito la Cattedrale dell’Assunta in occasione della Messa Crismale del mercoledì Santo. E da tutta la diocesi provenivano anche i sacerdoti riuniti per celebrare assieme al vescovo Vittorio Lupi questo momento importante dell’anno liturgico.
A sottolineare ulteriormente questo momento d’unione, altre due vive testimonianze della nostra Chiesa significativamente poste ai lati del presbiterio: da una parte (presso l’altare della Misericordia) il gruppo composto da cantori di varie realtà corali nelle diverse parrocchie – da Cogoleto a Finale – che, diretto da padre Piergiorgio Ladone, ha animato la liturgia eseguendo fra gli altri brani la Messa “Concilio Vaticano II” scritta dal celebre musicista valleggino-vadese don Renzo Tassinari; dall’altra (presso l’altare delle Anime), i numerosi rappresentanti delle confraternite diocesane che hanno come di consueto presenziato in cappa proprio di fronte al coro.
Davanti a queste centinaia di fedeli che hanno gremito il Duomo – moltissime persone hanno partecipato alla celebrazione in piedi – e di fronte a tutto il clero, riunito per la rituale benedizione e consacrazione degli oli, il vescovo ha pronunciato un’omelia proprio sulla bellezza del “ritrovarsi insieme”, sull’essere Chiesa unita che si ritrova a celebrare l’Eucaristia. “E’ bello e ci da gioia ritrovarci in unità, tutti, o almeno in rappresentanza di tutti, anche di quanti non possono essere presenti materialmente, ma sono spiritualmente con noi, in quanto vogliamo metterli al centro della nostra attenzione e della nostra preghiera – ha affermato monsignor Lupi – non c’è unità più grande di quando ci ritroviamo a celebrare l’Eucaristia … E’ questo il momento dell’unità in cui insieme vogliamo guardare al cammino fatto e, più ancora, a quello che dobbiamo e vogliamo fare”.
E a questo proposito il presule ha spiegato come “Per realizzare insieme il Programma pastorale in maniera più aderente alla realtà locale, con maggiore concretezza, con un sostegno reciproco tra le parrocchie, c’è uno strumento valido che è la Vicaria: è l’ambito ideale. Ci siamo impegnati per valorizzarle in questi anni, con vicende alterne, con difficoltà e successi, ma occorrerà continuare, senza stancarci e senza lasciarci scoraggiare dalle difficoltà”. Sempre in quest’ottica ha rimarcato l’importanza dei laici sottolineando come a livello diocesano: “Ci siamo impegnati a riscoprire la corresponsabilità come una realtà in cui maturare tutti, sacerdoti e laici, per crescere non in una dinamica di collaborazione subordinata, ma di assunzione ognuno delle proprie responsabilità … è proprio con la valorizzazione e la crescita di un laicato maturo che la nostra comunità ecclesiale potrà avanzare nella comunione e nella capacità evangelizzatrice, con una particolare attenzione alla società e alle problematiche presenti in essa”.
In questa logica di responsabilità condivise ha evidenziato l’importanza del cammino avviato con la ristrutturazione territoriale della diocesi e la creazione di diverse Unità pastorali negli ultimi anni. Il vescovo ha ricordato poi le sfide legate al Sinodo sulla famiglia, ricordando come questo tema sia quanto mai attuale: “La famiglia per sua vocazione è il luogo della prima esperienza dell’amore, delle relazioni vitali primarie improntate al dialogo, alla pazienza, alla comprensione. Spesso queste relazioni sono oggi frammentate, come evidenzia tragicamente la cronaca quotidiana. Quante famiglie in crisi, quanta violenza domestica!”. Da non dimenticare neppure il prossimo Convegno ecclesiale di Firenze, a novembre, altro appuntamento di proposta e confronto a cui anche la nostra Diocesi è chiamata a collaborare.
“Ovviamente questi sono gli aspetti straordinari, il cammino ordinario della diocesi continua con gli impegni formativi a livello catechistico, giovanile, liturgico. A livello caritativo continua un lavoro ampio e qualificato attraverso la Caritas, la Fondazione Comunitàservizi, i Centri di ascolto diocesano e parrocchiali, la San Vincenzo … – ha spiegato il vescovo – in questi anni abbiamo risposto alla crisi economica offrendo i nostri servizi di accoglienza (la mensa - le case di accoglienza notturna - l’avviamento al lavoro - l’agenzia sociale per la casa), - la distribuzione capillare di alimenti e vestiti - le erogazioni in denaro a chi è in difficoltà - la visita domiciliare a chi è povero, ammalato, sofferente … il Fondo emergenza Famiglie istituito a fine 2008”. Monsignor Lupi ha poi parlato degli ormai imminenti festeggiamenti per il 200° anniversario dell’incoronazione della Madonna di Misericordia da parte di Papa Pio VII. “Ci saranno varie attività che hanno lo scopo di aiutarci a conoscere meglio questa pagina della nostra storia e soprattutto di aiutarci a vivere il nostro rapporto con la Chiesa universale” ricordando anche il prossimo Giubileo straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco e il 2015 “Anno della vita consacrata” e riferendosi alle religiose e ai religiosi ha affermato: “vogliamo tenere vicini questi nostri fratelli e sorelle, ricordandoli nella preghiera, con senso di riconoscenza per la loro testimonianza e la loro opera preziosa per la chiesa e per la società”.
Collegandosi poi anche alle letture della Messa – “lo Spirito del Signore è sopra di me” – il vescovo ha rimarcato: “Solo se vitalmente uniti a Cristo che è la vite viva della Chiesa possiamo portare frutto. E questa unità ha, tra i tanti aspetti, anche quello del lavoro pastorale impostato e realizzato insieme. E’ l’impegno di cui ho parlato all’inizio e che rimane fondamentale per tutti noi”.
Infine monsignor Lupi, dopo aver citato Benedetto XVII ed Ernesto Olivero, fondatore del Sermig di Torino, ha speso importanti parole per i sacerdoti diocesani: “Voglio ricordare anche coloro che per l’età e la salute non possono essere materialmente con noi, ma sono uniti a noi spiritualmente in questa celebrazione: in particolare don Luigi Pampararo, il canonico Ernesto Bottero, il canonico Giuseppino Rebagliati … un ricordo particolare a don Michele Farina a Cuba e una preghiera anche per il sacerdote che ci ha lasciati quest’anno: don Leonardo Botta, per tanti anni rettore del nostro seminario e archivista, il Signore lo accolga tra i suoi servitori fedeli – ha concluso il presule – una parola anche ai sacerdoti presenti: spesso scopriamo intorno a noi povertà inimmaginabili, sofferenze enormi, le persone hanno bisogno di chi, in nome di Dio le ascolti, le accompagni, le sostenga, doni loro la speranza. Noi abbiamo dato la nostra vita per compiere questi gesti: ora, in sintonia con quelli, compiremo un altro gesto: la rinnovazione delle promesse sacerdotali fatte nel giorno della nostra Ordinazione. Questo gesto ci faccia tornare alla gioia, alla freschezza e all’entusiasmo di quei momenti affinché possiamo essere sempre più veri, più trasparenti, più attraenti perché veri, veri con noi stessi, veri con gli altri”.