Attualità - 24 novembre 2014, 11:20

L'unione fa la forza, una rete per contrastare la violenza sulle donne

Oggi al Priamar di Savona il convegno organizzato da Telefono donna: "Nulla succede per caso... costruire interventi integrati contro la violenza domestica"

L'unione fa la forza, una rete per contrastare la violenza sulle donne

"Donne che aiutano donne". Con questa frase si è aperto il convegno che si è svolto questa mattina presso la sala della Sibilla del Priamar di Savona, dal titolo "Nulla succede per caso. Costruire interventi integrati contro la violenza domestica".

Un evento, organizzato da Telefono Donna, che si inserisce all'interno della settimana contro la violenza sulle donne, al quale hanno dato la propria adesione e partecipazione moltissimi attori della Provincia di Savona, dagli assessori comunali e provinciali, alle forze dell'ordine attive sul territorio.

Nel corso dell'evento è stato trasmesso il cortometraggio di Paolo Genovese e Luca Minero "Piccole cose di valore non quantificabile". Protagonista del breve documentario una donna che va a denunciare alle forze dell'ordine un episodio di violenza domestica.

Al convegno sono anche intervenute Graziella Satariano, sostituito commissario vice-dirigente della squadra mobile di Savona e Sabina Ferraris, tenente del Nucleo Operativo del comando della compagnia dei Carabinieri di Alassio, che hanno ribadito a gran voce l"importanza di denunciare gli episodi di violenza.

"Se tu riuscissi a vedere te stesso, riusciresti a fermarti?". È questo il titolo di un breve documentario presentato dalla dott.ssa Marina Calloni dell'università della Bicocca di Milano, che vede protagonisti due ragazzi adolescenti. Un filmato dai toni forti, dove un episodio di violenza su una ragazza, viene osservata all'esterno dal fidanzato, che diventa quindi aguzzino e spettatore schoccato dell'episodio.

Afferma Marina Calloni Professoressa in filosofia politica e sociale Università di Milano-Bicocca": "Il progetto che coordino si chiama "EDV Italy Project" ed è collegato all'iniziativa analoga "Eliminate Domestic Violence Global Foundation", presieduto dalla baronessa Patricia Scotland. Il progetto cerca di affrontare il fenomeno in maniera integrata e globale. L'aspetto di fondamentale importanza è la presenza di un piano nazionale che gestisca gli interventi anche perché, un'assistenza disordinata, porta a costi sociali e politici enormi."

"Questo metodo guarda alla necessità di guardare i casi di ogni singola persona, portandoli all'attenzione di un gruppo di persone, trattando la situazione dal punto psicologico. Si cerca così di evitare che la donna vada incontro ad ulteriori eventi che possano portare ad un riacutizzarsi del trauma, cercando di portare consapevolezza ed evitando il verificarsi del rischio. Infatti, in molti casi, le donne non valutano il rischio e questo porta ad un escalation della violenza che porta all'uccisione."

"La violenza domestica non è un atto singolo, bensì un insieme di atti che portano all'estrema conseguenza dell'omicidio. Nel sistema italiano il  48% delle donne avevano già denunciato minacce. Non si tratta mai di un caso isolato, ci sono dei cicli in cui la donna pensa che il partner possa cambiare e invece non riesce ad uscirne" conclude la Professoressa Marina Calloni.

Nel corso dell'incontro ha preso poi la parola il giudice Fiorenza Giorgi, che ha spiegato all'uditorio l'evoluzione del diritto nei casi di violenza sulle donne, dalla costituzione italiana fino alle ultime leggi. "Fino al 1996, ha spiegato il Gip, la violenza sessuale veniva punita con la  stessa pena del furto aggravato. Questo dato mi sembra sufficiente per capire quanta strada è stata fatta, ma quanto resta ancora da fare".

 

Cinzia Gatti, Graziano De Valle

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