“Vogliamo verificare i motivi dell’intitolazione a Peppino Impastato della via tra il Crescent 1 e 2 a Savona, e se questa scelta sia coerente con l’azione e il pensiero di Peppino. Mio fratello ha sempre combattuto le speculazioni edilizie, e sono sicuro che oggi lotterebbe contro operazioni immobiliari come questa”. A parlare è Giovanni Impastato, fratello del famoso giornalista ed attivista politico Giuseppe Impastato. Peppino, noto per le sue denunce contro le attività mafiose, rimase vittima di un attentato il 9 maggio 1978.
La famiglia nel corso degli anni ha creato la Casa della Memoria e un centro documentazione che porta il suo nome e, alla vigilia del consiglio comunale di Savona che porterà al cambio di destinazione d’uso del Crescent 2, ha scelto di intervenire in prima persona.
“Nel caso di Savona - sottolinea Giovanni Impastato - dove in questi giorni si sta per dare il via libera al cambio di destinazione d’uso del secondo edificio del complesso residenziale di fronte al porto, considerato dal mondo dell’associazionismo savonese e da gran parte della cittadinanza una delle più gravi speculazioni edilizie della città degli ultimi 20 anni, la famiglia e Casa Memoria sono impegnate con chi si oppone al progetto”.
“Vogliamo verificare se siano ancora validi i motivi dell’intitolazione di una via a mio fratello, una scelta fatta dall'amministrazione, nell'ambito di un progetto più generale, e che ha individuato nella strada, che costeggia i due edifici Crescent 1 e Crescent 2, quella dedicata a Peppino Impastato. Dell'inaugurazione della strada, peraltro, non eravamo stati nè informati nè invitati”.
“La nostra famiglia, sottolinea Giovanni Impastato, Casa Memoria ed il Centro Documentazione Peppino Impastato hanno sempre apprezzato ogni volta che nel nostro paese si è intitolato una via, piazza o biblioteca in ricordo di Peppino Impastato che in vita ha sempre lottato contro la mafia e la speculazione. Ma non condividiamo l’uso improprio del nome di Peppino e le scelte non coerenti con il suo ricordo che possono nascondere un uso strumentale del suo nome”.
L’appello di Giovanni si chiude ricordando le parole di Peppino: “Se si insegnasse la bellezza alla gente la si fornirebbe di un'arma contro la paura, l'omertà. All'esistenza di orrendi palazzi ci si abitua, ogni cosa pare che debba essere così da sempre e per sempre. Insegniamo la bellezza alla gente. Così non avremo più abitudine, rassegnazione, ma curiosità, stupore…”