Albenganese - 09 aprile 2014, 18:15

Albenga: prosegue la rassegna “Viaggio nei suoni della tradizione”

Sabato 12 aprile, ore 21 presso Auditorium San Carlo lo spettacolo "sulle vie del Grano e del Sale"

Albenga: prosegue la rassegna “Viaggio nei suoni della tradizione”

Nuovo appuntamento, sabato 12 aprile, con la rassegna di musica popolare, “Viaggio nei suoni della tradizione”, iniziativa organizzata dalla Fondazione “G. M. Oddi” in collaborazione con l’Associazione MAIA e con il contributo della Provincia di Savona.

E prosegue, il viaggio, con i suoni e le voci di due giovani e prestigiosi protagonisti della tradizione musicale delle Quattro Province: Stefano Faravelli (piffero, voce) e Matteo Burrone (fisarmonica, voce). Questa, la proposta che l’associazione Musa ha affidato a un racconto di viaggi; viaggi brevi e lunghissimi, di paese in paese, fin verso le lontane “Meriche”, in cerca di lavoro, o su fronti di guerra.

Destini diversi, saldati tra loro da codici antropologici che, ancor oggi, conferiscono unità, al di là di frontiere amministrative dettate dall’arbitrio della storia; delle barriere naturali trasformate dal bisogno in passaggi e percorsi. Destini diversi d’un territorio che sempre più s’interroga sul proprio passato, a tracciare le possibili trame d’un futuro ancora incerto.

E lo spettacolo, ch’emerge dall’intarsio d’umanità e destini, vedrà cantori e testimoni di quella lontana tradizione, con letture di brani storico-letterari legati al tema del viaggio, dei viaggi; dei confini, come delle  frontiere.

 

Le vie del grano e del sale, dunque… Del resto è noto come i  lunghi crinali, distesi tra Genovesato e Valle del Po, siano stati da tempo immemorabile importanti vie di transito e commercio. Così, le carovane dei mulattieri, partite dal porto di Genova, lingo vie di sasso, fasce terrazzate e praterie, raggiungevano l’entroterra montano ed oltre, verso le città padane, ove le grandi fiere riunivano uomini, merci e animali, nella grande festa dello scambio e del commercio. Feste vive di grida e suoni; di versi e odori dei quali s’è persa memoria. Esperienze lontane nel tempo, travolte da una modernità che omologa e disperde.

E fu così che le grandi arterie autostradali, come le ferrovie, condannarono a un riposo perenne le forze antiche di muli e mulattieri, al pari di quelle dei contadini, come dei pastori che roncavano, seminavano e pascolavano le terre d’altura, nodo orografico tra Trebbia e Scrivia, porzione orientale di quell’Oltregiogo che dagli anni Settanta è nota col nome di “Quattro Province”.

Quattro Province: assai più di un’idea; idea in cui s’incontrano i confini amministrativi di Pavia, Alessandria, Piacenza e Genova; perché qui risuonano le note antiche d’uno strumento tradizionale (il “piffero delle Quattro Province”, appunto) che ancora raccoglie intorno a sé, nelle feste di paese, i valligiani, dalla modernità costretti all’esodo, che il cuore richiama su questi greppi, oggi inselvatichiti, ove ondeggiavano segale e grano, nel respiro d’una cultura agro-pastorale di montagna che seppe portarsi fino alle soglie della contemporaneità.

Scrivia e Trebbia: due fiumi che stringono in nodo il regno dell’antico oboe popolare, detto “pinfio”, altrimenti “pinfer” o “pinfiu”, a seconda delle località. Ma i suonatori, loro, al pari dello strumento, non conobbero confini amministrativi, andando a piedi, di paese in paese, di valle in valle. E fino ai primi decenni del Novecento, li accompagnò l’arcaica musa (cornamusa con chanter in do e bordone intonabile); quindi, la moderna fisarmonica che seppe conservare quegli elementi stilistici riconosciuti quale lascito dell’antico aerofono a sacca.

Sicché, in relazione al territorio appenninico tra il Tirreno e la collina oltrepadana, è difficile non ragionare della tradizione musicale che ancora lo anima. Ciò, nonostante il drammatico spopolamento che ha interessato i suoi paesi a partire dal secondo dopoguerra.  Ed è un vasto repertorio di musiche, canti e danze tradizionali; repertorio sopravvissuto all’estinzione della cultura contadina montanara, che sarà possibile godere, sabato 12 aprile, per un viaggio che sia della memoria. Memoria delle cose buone che, silenziose, respirano tra montagne e valli.

cs

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