Tre ore volate via in un battito di ciglia: l'entusiasmo e il grande spirito di partecipazione proposti da Massimo Oddo han fatto sì che il primo appuntamento con il "Mese del Mister" non risultasse per nulla scontato o banale.
Ciò che più ha incuriosito del giovane tecnico degli Allievi Nazionali del Genoa (e Campione del Mondo 2006 in Germania) è stata la grande umiltà con la quale l'ex terzino del Milan si è approcciato agli allenatori intervenuti, proponendo i propri concetti di gioco scevri da alcun tipo di fondamentalismo.
"Mi sono limitato a proporre il mio punto di vista - ha esordito Oddo - dato che molti allenatori dilettanti hanno un bagaglio di studio ben superiore al mio. E' giusto che ognuno proponga le proprie idee, confrontandosi senza preconcetti".
Da Milano a Genova per iniziare una nuova carriera. Le sensazioni di questi primi mesi?
"Molto belle e positive. Reputo il Settore Giovanile una palestra fondamentale nella quale crescere e formarsi. Non nascondo di aver ricevuto offerte anche dal mondo professionistico, ma credo sia giusto procedere un passo alla volta, senza fretta. Tra l'essere calciatore e l'essere allenatore c'è un enorme differenza, il salto a volte può essere difficile da assorbire".
Quali tipo di difficoltà hai dovuto affrontare?
"Il segreto è riuscire a trasmettere allo spogliatoio il tipo di calcio che intendi esprimere. Mi è capitato nella mia carriera di avere tecnici estremamente preparati ma in difficoltà nel far capire i propri concetti al gruppo".
Tuo padre Francesco è stato un allenatore di ottimo livello, qualche consiglio immaginiamo ti sia arrivato.
"Invece non è andata così. Mio padre, già da quando ero ragazzino, non ha mai voluto "immischiarsi" nel mio processo di crescita. Ogni qual volta ero pronto a chiedergli un consiglio arrivava pronta la risposta: "Chiedi al tuo mister". Credo sia l'atteggiamento migliore, purtroppo molti genitori pretendono che i loro figli siano necessariamente dei futuri campioni, delegittimando la figura del tecnico".
L'incontro si è focalizzato sulla figura dell'esterno basso, un ruolo che ha subito negli ultimi anni una grande evoluzione.
"Il gioco del calcio è cambiato parecchio: le squadre si conoscono e il modo migliore per sorprendere le difese sono gli inserimenti da dietro. Centrocampisti ed esterni hanno queste peculiarità, ecco perchè è utile avere elementi con questo tipo di caratteristiche".
Probabilmente De Sciglio è il prospetto maggiormente interessante in chiave azzurra.
"Mattia è un ragazzo completo con un enorme potenziale, sono d'accordo, in Italia, nel ruolo, è il giocatore con più prospettive".
Parlando di Italia, tra pochi mesi scatta il Mondiale. Cosa vi ha portato nel 2006 a trionfare in Germania?
"Un grande spirito di gruppo, cementatosi anche grazie ai fatti di Calciopoli. Nessuno avrebbe scommesso su di noi, ma ciò ci spinse a compattarci ancora di più, anche grazie al C.T. Lippi: faceva sentire tutti importanti e determinate attenzioni un giocatore le percepisce. Poi è chiaro, ci si gioca tutto in sette scontri diretti e le possibili variabili come stato di forma, episodi ed infortuni sono infinite".
Un pronostico?
"Ci sono squadre tecnicamente superiori all'Italia è innegabile, ma sono convinto che faremo una buona rassegna, senza escludere eventuali sorprese".