Solidarietà - 23 gennaio 2014, 16:30

Oggi la seduta solenne del Consiglio regionale per ricordare l'Olocausto

Intervento di Ugo Foà:"Ricordare è un dovere"

Oggi la seduta solenne del Consiglio regionale per ricordare l'Olocausto

Questa mattina nell’aula del Consiglio regionale è stata celebrata la Seduta solenne dedicata al Giorno della Memoria per ricordare le vittime della persecuzione nazifascista durante la Seconda Guerra mondiale.

La seduta è stata aperta dal presidente dell’Assemblea legislativa Michele Boffa che ha invitato i presenti a qualche istante di raccoglimento per ricordare le vittime dell’Olocausto del popolo ebraico, i deportati civili e militari nei campi di concentramento e tutti i perseguitati per ragioni razziali, religiose e politiche.

Il presidente Boffa ha, quindi, rivolto un saluto agli ospiti del Consiglio regionale, in particolare ai giovani studenti presenti in aula ai quali ha spiegato il significato della cerimonia:  "L’Assemblea legislativa della Liguria è riunita oggi in seduta solenne per celebrare il “Giorno della Memoria” rendendo  onore a quanti, milioni di persone, furono mortificati nello spirito e nella carne, vittime incolpevoli della Shoah, confermando l’incondizionata condanna di ogni barbarie passata e contemporanea e affidando ai giovani il compito di concorrere al riconoscimento del diritto alla vita, alla libertà e alla dignità di ogni donna e di ogni uomo come diritti inviolabili, inalienabili e irrevocabili di ogni persona. La Memoria di quello che è stato - ha aggiunto il presidente - non è un’eredità da chiudere in un cassetto ma una bussola per orientare i propri passi verso la piena maturità. Per questo il Consiglio regionale dà voce ogni anno a quanti furono testimoni di quell’orrore".

Il presidente Boffa ha quindi presentato l’oratore della seduta Ugo Foà, esponente della Comunità ebraica di Roma, scampato alla deportazione ma non  alle terribili conseguenze delle  leggi razziali.

Ugo Foà ha ricordato che per istituire la Giornata della memoria ci sono voluti 55 anni dallo storico giorno in cui le truppe dell’armata sovietica entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz: "Si tratta di un periodo che non è facile ricordare, anche se ricordare è un dovere. Noi stessi, che fummo vittime della Shoah e della discriminazione razziale, per lungo tempo restammo chiusi nel riserbo: ciascuno di noi aveva profonde ferite da rimarginare. La spinta a iniziare questo percorso di testimonianza mi è venuto dalla volontà di contrastare il  riduzionismo. – ha detto - Mi sono sentito profondamente offeso quando sentivo dire che in Italia non ci sono state grandi discriminazioni e che le leggi razziali non furono così pesanti. Il riduzionismo è più cattivo, sottile del negazionismo. Il negazionismo si può affrontare a viso aperto, il riduzionismo è più pericoloso perché è subdolo. Le leggi razziali hanno rappresentato uno sconvolgimento totale della vita degli ebrei italiani".

 

 

 

 

r.g.

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