Si intitola "#509, una storia dal secolo scorso" la mostra che aprirà il 25 ottobre a Molo 8.44.
Si tratta di un progetto di StudioWiki (la startup di comunicazione guidata da Federico Alberto) che ripercorre le tappe della famosa azienda vetraria di Vado Ligure dal 1925 ad oggi: la nascita come Azogeno, poi Ape, quindi Vitrofil, Saint-Gobain Vetrotex e infine l'ultimo marchio, OCV Reinforcements, il nome con cui la fabbrica rischia di concludere la propria storia.
La mostra sarà aperta fino al 17 novembre al primo piano del Parco Commerciale Molo 8.44, dal martedì alla domenica dalle 15.30 alle 19.30.
L’Azogeno (Società Anonima per la Fabbricazione della Ammoniaca Sintetica e Prodotti derivati) si costituì nel 1923 a Milano. Oltre che a Bussi (Abruzzo), fu installato un nuovo impianto per la produzione dell’ammoniaca a Vado Ligure (1925). In quel periodo i turni di lavoro erano duri e si lavorava sette giorni e se ne riposava uno; il tutto su tre turni a ciclo continuo. La società era anche sponsor della squadra di pallavolo vadese, che nel 1930 vinse il primo campionato, come pure nel 1936 – ’37 – ’39.
L’Azogeno fu acquistato dalla Montecatini Edison; cambiò il nome in APE (Azienda Petrolchimica Edison) e produsse ammoniaca, sodio metallico, cianuro sodico e simili. Nel savonese, però, la Montecatini aveva altri due centri di produzione di elevata capacità: a Cengio e a S. Giuseppe di Cairo. In questi due siti produttivi, attuò un grosso progetto di ristrutturazione, lasciando a quello di Vado i vecchi impianti per la sola produzione di fertilizzanti e del cianuro sodico, che dal punto di vista economico risultò insoddisfacente.
Nel 1972 la Motedison decise così di chiudere lo stabilimento vadese, lasciando senza lavoro 400 operai. Questi, allora, assieme ai loro rappresentanti sindacali, decisero di occupare la fabbrica ad oltranza. Furono organizzati volantinaggi e si attivarono tutti i canali politici per portare ad una soluzione la dismissione dell’impianto industriale. Tutto ciò attirò l’attenzione dell’opinione pubblica vadese, che solidarizzò con gli occupanti. Si organizzarono collette per poter dare qualcosa alle famiglie degli operai e visto che erano in pianta stabile nello stabilimento, li rifornirono anche di generi alimentari.
L’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, venne di persona a visitare gli operai e si prese a cuore il problema, dando l’incarico all’allora Governo, di trovare una soluzione: fu creata così la prima Cassa Integrazione in Italia.
Nel 1975 la Montedison decise di rincovertire lo stabilimento dotandolo di un impianto per la produzione dei filati di vetro e prodotti semilavorati a base di vetro (Vitrofil). Nei trent’anni a venire si passò dalla Montedison alla francese Saint Gobain, divenendo Vetrotex; quest’ultima decise di chiudere alcuni reparti di semilavorazione della fibra di vetro, tenendo solo aperto quello per la produzione del velo di vetro. Da ricordare che la multinazionale francese aveva in Italia un altro sito di produzione di fibre vetrose a Besana Brianza.
Dal 1976 al 2007 il forno fusorio per la produzione del filato ebbe quattro rifacimenti; poi la Saint Gobain mise in vendita i due siti produttivi, ad eccezione del reparto velo che mantenne il marchio Vetrotex, cambiandolo in tempi recenti in ADFORS. Gli impianti furono acquistati dall’americana Owens Corning di Toledo (Ohio). Venne chiamata OCV Reinforcement, con un investimento di circa 20 milioni di euro per la ricostruzione del forno fusorio, ormai a fine vita, con tecnologia Avantex. Durante il corso dei lavori di ristrutturazione dell’impianto produttivo (2008), fu necessario mettere in cassa integrazione straordinaria i 150 dipendenti. La riaccensione del nuovo forno, per via della crisi di mercato, slittò fino ad ottobre 2009 e gradualmente, nonostante qualche problema tecnico, riprese la produzione del filo di vetro tagliato. Ulteriori problemi, però, si trascinano fino all'agosto del 2011, quando finalmente la produzione si avviò verso un percorso virtuoso: probabilmente troppo tardi, visto che il 15 febbraio 2012 la dirigenza comunicò alle sigle sindacali la chiusura dell'impianto. Chiusura che comporterà la perdita di 128 posti di lavoro più altri 80 circa legati ad un'azienda sorella e quelli dell'indotto.