Attualità - 24 luglio 2013, 09:14

"Savona Scomparsa" ci racconta le spiagge degli anni '50

Quando la tintarella non andava ancora di moda e "Si pensava a divertirsi e a fare i tuffi"

Immagine tratta dal profilo pubblico facebook

Immagine tratta dal profilo pubblico facebook

Giornate calde d’estate e quindi indiscutibilmente tempo di mare per chi, come il savonese, può vantare il privilegio di abitare a due passi dalla spiaggia assaporando il piacere della frescura che, ad ogni ora, dona la brezza marina. Tempo di mare e di spiaggia che, oltre ad offrire la possibilità di rinfrescarsi nelle fresche acque del mar Ligure, regala momenti di relax da trascorrere sotto il calore del sole luminoso, liberatosi ormai del tutto dal grigio torpore invernale. Se questo stile di vita appare del tutto naturale per chi può raggiungere la costa marina in pochi passi, la relazione ed i rapporti intessuti tra il savonese ed il suo litorale sono andati tuttavia modificandosi nel tempo, cambiando negli approcci come nell’immaginario che da sempre lo lega alla spiaggia.

A regalarci a tal proposito un frammento di passato è, ancora una volta, il gruppo Facebook “Savona scomparsa”, il quale, attraverso una vecchia fotografia in bianco e nero, ci mostra quella che poteva essere una giornata tipica trascorsa in spiaggia dai savonesi nell’arco degli anni Cinquanta. A destare in un primo momento l’attenzione è la mancanza assoluta di teli da spiaggia sui quali potersi sdraiare. I savonesi, come commentano i membri del noto gruppo, non usavano alcun telo ma solo comuni asciugamani per asciugarsi in quanto, subito dopo il bagno, amavano sedersi o sdraiarsi nella sabbia riscaldata dal sole. «Si pensava a divertirsi e a fare i tuffi» spiega Ivano, poiché la bellezza della spiaggia scaturiva dal fascino destato dal mare piuttosto che dal desiderio di prendere la “tintarella”.

Il momento del bagno in mare, vero protagonista di una giornata estiva, era difatti aspettato con ansia da tutti quei ragazzetti che, prima di poter fare l’attesa nuotata, dovevano aspettare la fatidica ora delle quattro; momento in cui finalmente la digestione poteva considerarsi finita. «Mia madre, dalla finestra, - racconta Piera - ci faceva segno con la mano quando potevamo entrare in acqua e quando dovevamo assolutamente tornare a riva, e non si poteva discutere»: questo, indubbiamente, aumentava la magia di un attimo tanto agognato. A caratterizzare la spiaggia degli anni Cinquanta, era poi infine anche l’abbigliamento comune dei tanti bagnanti che, qualora non si sedessero sulla sabbia addirittura vestiti, sfoggiavano costumi molto coprenti o di un materiale molto simile alla lana che poco hanno a che fare con l’idea di freschezza o nudità tipica dei nostri tempi. Ecco quindi che, con queste visioni, la seduzione di una “Savona scomparsa” ci conquista anche stavolta.

Paola Squillace

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