Secondo libro dello scrittore ligure Dentone dedicato alla vita avventurosa di Giuseppe Vallaro di Moneglia, padrone di barchi, di onde e di vento, protagonista della grande epopea ottocentesca dei marittimi liguri e cacciatore di orizzonti irraggiungibili.
Ormai marinaio e padrone marittimo, il giovane Geppin da Moneglia diventa cacciatore di orizzonti sempre più lontani. Studia di notte per diventare capitano di lungo corso, poter affrontare gli oceani e doppiare un giorno Capo Horn, il mito, la gloria e la paura di chi va per mare.
E intanto naviga nel Mediterraneo con i tre vagabondi del porto di Genova che nessuno voleva a bordo e che lui ha raccolto come primo equipaggio della sua tartana: Toni e Battì, i due fratelli senza famiglia, e Gu, il negro, rimasto solo durante il viaggio della speranza dalla costa africana.
Scrutando quel mare che gli è entrato dentro, nell’anima, nel naso, negli occhi, nelle orecchie, Geppin naviga e salva schiavi in fuga, affronta i pirati che a quel tempo dominavano i mari, conosce il corsaro Bavastro, mito genovese realmente esistito, e incrocia, verso la Grecia, una goletta che appare in piene vele ma senza marinai...