Assocarboni continua nel pressing lobbistico sulla politica romana attraverso l’agenzia di comunicazione Barabino e Partners, la stessa di Italiana Coke per intenderci.
Questa produce un documento dallo scarsissimo valore giornalistico - essendo come minimo di parte interessata - ma in certi passaggi talmente avulso dalla realtà da risultare esilarante, non ci fosse qualcuno disposto a credervi.
E’ stato redatto qualche mese fa da tali Massimiliano Parboni e Stefania Di Mico della sede di Roma. Leggiamo.
Lamentano innanzitutto che in Italia sia il Gas a farla da padrone (!). Forse preferiscono qualcosa di più nocivo. Snocciolano grafici prima di parlare - ancora! - di “carbone pulito” unito all’altra chimera di buon effetto quale lo stoccaggio sotterraneo dell’anidride carbonica, manco fosse quello il principale inquinante.
Tra “i vantaggi del carbone” arrivano a pag 5 a parlare di “compatibilità con l’ambiente” (!)
Poi: “E’ verificato (da chi? ndr) che il costo di generazione da carbone e nucleare è minore del 20% rispetto ai cicli combinati a gas. Secondo l’ultima rilevazione dell’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas naturale, i costi variabili per la produzione di energia elettrica sono stati:
- 2,18 centesimi di euro/Kwh da carbone;
- 5,51 centesimi di euro/Kwh da olio combustibile;
- 6,34 centesimi di euro/Kwh da gas naturale. ”
Poco. E il resto dei soldi in bolletta chi se li mangia? Se devo morire di cancro a 50 anni, come minimissimo, esigo la corrente gratuita, anche per il respiratore artificiale.
Spiegano dunque che il carbone impiega un sacco di addetti, senza dire come. Minatori dalla bella sana e luminosa esistenza? Spalatori? Chi lo sa.
E avanti:
“Inoltre, la cattedra di Igiene Industriale dell’Università di Brescia ha effettuato un’indagine sui rischi lavorativi in una centrale a carbone, effettuando annual- mente un monitoraggio ambientale a partire dal 1987. L’analisi dei risultati ottenuti in 15 anni di attività hanno confermato l’assenza di patologie o disturbi nei lavoratori della centrale a carbone.
Così come Nomisma Energia ha pubblicato nel 2008 uno studio su “Centrali a Carbone e Agricoltura” da cui emerga che una centrale a carbone non impatta sul livello di concentrazione di inquinamenti sul suolo immediatamente circo- stante.”
Fenomenale. E le analisi nel savonese? Quelle meglio non menzionarle.
Della radioattività, non una parola.
A pag 7, leggere bene:
"Le conseguenze sono una rapida e significativa riduzione di tutte le emissioni inquinanti:
- anidride solforosa (SO2): le emissioni sono state ridotte per oltre il 70% rispetto a vent’anni fa e sono oggi mediamente intorno ai 100 mg/Nm3 a fronte di un massimo di 200 mg/Nm3 imposto dalle recenti normative;
- ossidi di azoto (NOx): dopo una prima forte riduzione negli anni ‘90, le emissioni di NOx sono state ulteriormente ridotte raggiungendo un dato medio pari a 100 mg/Nm3 nettamente inferiore agli obblighi di legge (il tetto è 200 mg/Nm3);
- emissioni delle polveri: già ridotte del 63% negli anni ‘90, con il 2003 si è registrata un’ulteriore riduzione del 75%: le polveri oggi sono intorno ai 15 mg/Nm3 rispetto al limite di 30 mg/Nm3;”
Poi consultare i valori concessi dall’AIA a Tirreno Power a Vado per rendersi conto della castroneria.
A pag. 11 è la volta della competenza geografica: Vado ligure nella cartina è collocata ad Imperia, mentre Fusina - sulla Laguna - è sistemata al centro della regione Veneto.
In ultima pagina poi fuori i muscoli:
Assocarboni fatturerebbe 6 miliardi di Euro e le importazioni di carbone - attenzione attenzione - raggiungerebbero i... DUEMILACINQUECENTO MILIARDI DI EURO L’ANNO. Boom!
Per le altre parti ve lo alleghiamo.