Politica - 14 novembre 2012, 18:25

Riflessioni dell’UdC sull’occupazione in provincia di Savona

Riflessioni dell’UdC sull’occupazione in provincia di Savona

In merito alla situazione occupazionale della nostra provincia, sento il dovere di esprimere la massima solidarietà e la propria vicinanza a chi è senza lavoro e chi sta lottando con tutte le proprie energie per non perderlo. Auspico un particolare impegno delle forze governative, politiche, sindacali e della imprenditoria, al fine di trovare una forte coesione e comunità di intenti, che consentano di superare questa difficile fase della nostra economia. Facendo tesoro degli errori commessi in passato, cerchiamo di evitare le dannose contrapposizioni che abbiamo vissuto (proletariato contro padronato, addirittura tute blu contro colletti bianchi) e proviamo a ricordarci che siamo tutti sulla stessa barca e che dobbiamo urgentemente riappropiarci, a pieno titolo, dell’affermazione della nostra Costituzione che così recita: ”L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”.

Detto questo, cerchiamo di ragionare su quanto è stato fatto fino ad ora. Abbiamo cercato di tutelare il reddito dei lavoratori ed abbiamo dato, a chi perdeva il lavoro, svariate forme di sussistenza, ma non abbiamo investito sull’unico bene in grado di garantire il futuro dei nostri giovani e del nostro Paese: il lavoro.

Avete mai pensato a quanti soldi sono stati buttati in un pozzo senza fondo? Le vicissitudini dell’Italsider finita nella Omsav, o quelle della Servettaz-Basevi sfociate nella Metalmetron poi Gepi, poi Geri 1 e 2, le vicende Ferrania ed Acna, sono solo i casi più eclatanti di aziende decotte, superate tecnologicamente, fuori mercato o incompatibili con un ambiente vivibile. Forse i fondi spesi per difendere l’indifendibile avrebbero potuto trovare un migliore utilizzo se destinati alla riqualificazione dei lavoratori o, estrema ratio, nella difesa del territorio, nella costruzione di infrastrutture, nella manutenzione e ammodernamento di scuole, carceri ed ospedali.

Guardando al futuro, dobbiamo prendere atto che alcuni settori produttivi sono stati spazzati via dalla globalizzazione e non torneranno mai più. Dobbiamo quindi concentrarci su quei beni o servizi che la nostra provincia è in grado di offrire, e cioè il Porto e il turismo, senza però trascurare la parte industriale, che ha ancora un buon margine sul nostro territorio.

Il Porto, se dotato di adeguate infrastrutture stradali, autostradali e ferroviarie, può cogliere le opportunità costituite dal prevedibile incremento degli scambi, in particolare con i paesi asiatici.

Il turismo, sia estivo che invernale, se supportato da adeguate strutture alberghiere e di ristorazione, grazie al nostro mare, al nostro clima, alla tipicità della nostra tradizione culinaria, può e deve attirare un numero sempre maggiore di clienti, sia italiani (basti pensare al grande bacino di utenza del Piemonte e della Lombardia) che stranieri.

Occorrono scelte coraggiose ed innovative, che ci permettano di sfuttare al meglio quelle risorse che altri non hanno. Va da sé che dovremo sempre prestare grande attenzione a quei settori produttivi che costituiscono delle vere e proprie eccellenze della nostra provincia, che sono ad esempio le vetrerie e l’agricoltura di qualità.

Per favorire l’impiego bisogna generalizzare l’utilizzo del contratto di apprendistato come canale privilegiato di accesso al lavoro per i giovani, potenziando l’incentivazione contributiva alla fine dei tre anni per favorire la trasformazione in tempo indeterminato.

In questo quadro si può attivare un percorso che incentivi particolarmente la trasformazione di contratti di lavoro oggi impropriamente utilizzati (lavoro a progetto, associati in partecipazione, false partite iva, tirocini) nel contratto di apprendistato. Aumentare il periodo di prova per i contratti a tempo determinato.

Favorire l’occupazione femminile sia con l’incentivazione fiscale e contributiva del part-time, in particolare con il part-time “lungo” sia con forme di fiscalità differenziata.

Estendere il part-time negli ultimi 5 anni di lavoro (con copertura contributiva figurativa o anticipo di quota parte della pensione), rendendo più sostenibile l’allungamento dell’età di accesso alla pensione e aprendo maggiori spazi per il turn-over occupazionale.

Premiare con una detassazione le aziende che sviluppino ricerca ed innovazione e che assumano personale, con controlli mirati che questo avvenga.

Per quanto riguarda il nostro territorio sono molti i nomi di un vasto gruppo di aziende con accordi attivi di cassa integrazione e mobilità. I lavoratori coinvolti tra diretti e indotto sono circa tremila. Alcune di queste sono in procedura fallimentare o rischiano di entrarvi. Altre attraversano una fase di crisi congiunturale ma rischia di diventare strutturale se non riparte l’economia.

L’assenza di opportunità per i giovani e l’espulsione dal ciclo produttivo di lavoratori stabili è sicuramente un’emergenza sociale che deve essere affrontata dalle istituzioni con azioni politiche ed interventi straordinari da attuare nell’immediato.

La nostra provincia non può fare a meno di un tessuto industriale. Devono essere messe in atto azioni per attirare nuove imprese. Un’industria tradizionale o ad alto contenuto tecnologico può convivere con turismo e commercio ed i servizi, al contrario, non sono in grado, senza una presenza industriale, di sostenere l’economia del territorio.

In queste condizioni si potrebbe avviare un “esperimento”, individuare la Valbormida come “zona franca”  dove poter detassare le aziende più virtuose ed innovative, sia quelle esistenti che, si spera, aziende che con questo incentivo vorranno venire ad investire sul nostro territorio.

Certo che senza la volontà politica in tale senso delle istituzioni di Regione, Provincia e Sindacati non si potrà intraprendere “l’esperimento”.

Com. Roberto Pizzorno, Segretario Provinciale Udc Savona

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