Eventi - 09 novembre 2012, 11:11

Incontri alla Ubik: don Paolo Farinella presenta il libro “Habemus papam. La leggenda del papa che abolì il Vaticano”

Savona, sabato 10 novembre, ore 18. Partecipa la Dott.ssa Maria Cristina Pantone, Assistente Sociale. Introduce Renata Barberis

Incontri alla Ubik: don Paolo Farinella presenta il libro “Habemus papam. La leggenda del papa che abolì il Vaticano”

Bellissimo romanzo storico-teologico su un utopico papato modellato sulla figura di Francesco di Assisi, un libro di grande fascino e di grande letteratura che scalda il cuore del lettore e lo avvince dalla prima all'ultima pagina.

Nell'ultimo conclave, ambientato idealmente nel giorno di Natale, a loro insaputa, i cardinali eleggono un semplice prete della diocesi di Genova che assume il nome di Francesco. Nel discorso Urbi et Orbi di fronte al mondo attonito e allo sconcerto ecclesiastico, in piazza San Pietro, Francesco I si spoglia di tutti i suoi averi, abolisce di fatto il Vaticano per restare semplicemente un uomo pellegrino sulle strade del mondo che indica la via del futuro: il ritorno alle sorgenti evangeliche e alle fonti dell’umanità…

“Quando ho scritto il mio romanzo «Habemus papam”, non potevo immaginare la concomitanza con quanto sta succedendo oggi in Vaticano, ma conoscendo alcuni retroscena, ho tenuto in conto il contesto di delinquenza semplice e organizzata che lo circonda e lo alimenta. Il Vaticano è sempre stato un covo di vipere e di faccendieri senza scrupoli, uomini malati di carrierismo e mondanità che per riuscire nel loro intento sono disposti a vendersi anche gratis. Da quando c’è Bertone a capo della Segreteria di Stato, il livello della nefandezza si è abbassato fino a sprofondare negli inferi perché l’uomo è un senza Dio, pieno di sé e tronfio nella sua vuotezza.

«Nelle curie dei vescovi i birboni fanno risuonare la legge di Giustiniano e non quella di Cristo. Sant’Antonio da Padova era stato spietato nella sua denuncia. Non trovava alcuna attenuante o virtù nei prelati: vescovi e preti non sono pastori, ma lupi rapaci che «predicano per denaro», mentre i chierici, «molli, effeminati e corrotti, si presentano per denaro nei tribunali e nelle curie, come le prostitute». Per Antonio prelati e chierici sono i «predoni del nostro tempo», che eccellono solo nella loro insaziabile ingordigia.

Mentre Cristo «da ricco che era si è fatto povero», i suoi immaginari rappresentanti si arricchiscono impoverendo il popolo.

A costoro non riconosco alcuna autorità. Insegnano che lo Spirito Santo guida la Chiesa e che anche il papa è eletto per ispirazione dello Spirito Santo. Se fosse vero quello che insegnano non si darebbero così da fare per manovrare a fare eleggere questo o quello o per condizionare il conclave a «papa ancora vivo». Costoro sono miscredenti che usano Dio e lo Spirito come un elastico per adattarlo alle loro nefandezze che ha un solo Dio: il potere, cioè la frenesia di volere imporre una chiesa a loro immagine e somiglianza di uomini falliti e per questo presuntuosi: si credono Gesù Cristo e ne sono anche convinti. Essi sono solo la banda della Magliana con cittadinanza vaticana, ma le loro colpe non verranno mai alla luce direttamente, perché il loro ambiente naturale è il buio.

Quando Giuda pensava di tradire il Maestro per appena 30 denari, l’evangelista Giovanni annota la tragedia con sole tre parole: «Ed era notte!» (Gv 13,30).

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