I giochi sono fatti. Questa la sensazione che sta accompagnando la vigilia del vertice, domani mattina, alle 11, all’Unione Industriali, sulla richiesta di apertura delle procedure di mobilità per 198 dipendenti richiesti da Ferrania Technologies. A parte più o meno utili passerelle, i sindacati per ora tacciono, segno di massima prudenza nell’attendere le posizioni ufficiali dell’azienda, ma anche della consapevolezza dell’ineluttabile: dopo due anni di cassa integrazione per cessazione attività, quello della mobilità è il passaggio scontato. La Ferrania Technologies continuerà ad esistere, pare, ma con una trentina di persone, il minimo indispensabile per garantire quei servizi e quelle attività ancora in essere. Per 198 dipendenti, invece (il cassintegrato è comunque ancora dipendente dell’azienda), il 30 novembre, a conclusione dell’ultima trance di cassa, a meno di clamorose sorprese, si aprirà la mobilità, da 1 a 3 anni, nella migliore delle ipotesi, cessando definitivamente di essere dipendenti della Ferrania Technologies.
Ricercare ora responsabilità, colpe, ingranaggi inceppati sarebbe come cercare di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Trovare soluzioni, invece, è ancora più difficile. Dall’azienda il messaggio è chiaro: “Concluso l’iter della cassa per cessazione di attività non esiste la possibilità di altri ammortizzatori”. Domani sarà, quindi, una mattinata di probabile tensione, con gli operai che presidieranno l’Unione Industriali durante l’incontro. La speranza è di poter poi incontrare il presidente della Regione, Burlando, a Savona per le vicende dell’Autorità Portuale. Ma, anche se si ottenesse l’attenzione del Governatore, ben poche cose potrebbero modificare lo stato delle cose. A meno che Burlando non tiri fuori dal cilindro qualche novità ad esempio riguardo l’eolico a Ferrania, grande scommessa, con diverse manifestazioni d’interessa sbandierate come se fossero a portata di mano, e poi caduta nel più assoluto silenzio.