di Marco Santopadre - A sorpresa, il governo russo nega l'erogazione dei fondi necessari a realizzare due tratte ad alta velocità. Duro colpo per Alstom e SNCF. E per i dirigenti del PD, ieri in visita ai cantieri per esorcizzare l'opposizione alla grande opera che perde pezzi.
Duro colpo per i sostenitori del Tav. Anche se i media italiani non se ne sono accorti, infatti, le grandi lobby dell’alta velocità ferroviaria non hanno dormito sonni tranquilli negli ultimi giorni. In tempi di crisi economica i governi, nonostante i colossali appetiti, devono rinunciare a finanziare qualche grande opera inutile e costosissima, e la Tav è indubbiamente una di queste.
E così, dopo il Portogallo, ora anche la Russia ha rinunciato a realizzare, almeno per i prossimi anni, la sua tratta di Tav. Tratta fondamentale, visto che rappresentava l’inizio – o la fine, dipende dai punti di vista – del famigerato ‘Corridoio 5 Lisbona Kiev’ che dopo aver perso un capo ora ha perso anche l’altro e può essere dichiarato clinicamente morto.
Mosca aveva in programma di realizzare una linea ad alta velocità entro il 2018, in tempo per collegare Mosca a San Pietroburgo e Ekaterinburg, giusto in tempo per i mondiali di calcio del 2018. Un’opera colossale del valore di 103 miliardi di euro dei quali il 70% a carico di Mosca, una spesa colossale che il governo federale russo ha deciso di non potersi permettere. I fondi necessari nelle casse dello stato non ci sono, e neanche le aziende private coinvolte se la passano molto bene. Quindi, niente Tav.
Un durissimo colpo per i colossi francesi del settore, in particolare per la Alstom e per la SNCF, che si stavano preparando a sbaragliare i concorrenti e ad aggiudicarsi gli appalti tra pochi mesi, all’inizio del 2013. Dopo la rinuncia da parte di Parigi, pochi mesi fa, a una parte importante delle linee ad alta velocità progettate nell’esagono, SNCF e Alstom speravano di potersi rifare in altri quadranti, ma ora dovranno rifarsi un po’ di conti. Anche gli altri colossi internazionali dovranno rivedere i propri piani: i tedeschi della Siemens, i sudcoreani della Hyundai e i cinesi della CRCC.
E adesso chi glie lo dice ai dirigenti del Partito Democratico, ieri in pellegrinaggio ai cosiddetti ‘cantieri’ in Val Susa. Se l’obiettivo dichiarato dai colonnelli del PD era quello di tranquillizzare gli imprenditori locali che collaborano alla devastazione ambientale presi di mira nei giorni scorsi dal movimento ‘No Tav’, bastava vedere le facce scure e i musi lunghi di Fassina & C. per capire che neanche questa volta i pasdaran dell’alta velocità ci hanno azzeccato. Anche perché la ministra degli Interni Cancellieri, che aveva annunciato la sua contemporanea presenza, non si è presentata, lasciando soli con Fassina i vari Saitta, Boccuzzi ed Esposito, in visita alla Maddalena ben scortati dalle forze dell’ordine. Sulle quali i pasdaran dell’alta velocità contano – hanno dichiarato – per proteggere gli operai impegnati nei cantieri e respingere gli attacchi dei No Tav.
Basteranno le promesse del PD sul proseguimento dei lavori e le invettive contro i No Tav a rinfrancare gli imprenditori locali che si sono aggiudicati gli appalti per la Torino-Lione?
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