Politica - 17 agosto 2012, 09:14

Missione del governo: piano in tre punti

Clini e Passera a Taranto, vietati i cortei

Missione del governo: piano in tre punti

Sarebbe racchiusa in tre punti la strategia del governo per salvare l'Ilva, almeno 20.000 posti di lavoro, il futuro della siderurgia italiana e la salute dei tarantini.

L'annuncio dovrebbe essere dato oggi a Taranto dai ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico, Corrado Clini e Corrado Passera. Si parla della possibilità di chiedere fondi europei per ammodernare gli impianti del siderurgico, della riqualificazione del porto industriale per attrarre investimenti stranieri, fino alla nuova autorizzazione integrata ambientale (Aia), la cui procedura di revisione sarà chiusa il 30 settembre.

"L'Aia - spiega Clini - avrà come riferimento l'impiego delle migliori tecnologie indicate dalla Commissione Ue e le prescrizioni del gip di Taranto per la sicurezza degli impianti".

La parola d'ordine è sempre la stessa: "Bisogna evitare la chiusura senza ritorno dell'Ilva", così come ha ribadito oggi il ministro Passera. Parole che fanno eco alle dichiarazioni del responsabile del Viminale, Anna Maria Cancellieri, che ieri aveva avvertito che la chiusura dell'Ilva "é un lusso che non possiamo permetterci.

Se l'azienda dovesse chiudere gli impianti avremmo dei problemi drammatici per tutta l'economia del Paese". Tuttavia - avverte Clini - non c'é nessun decreto in vista da parte del governo sull'Ilva, "stiamo seguendo la strada maestra prevista dalla legge".

Una strada che non può prescindere da un confronto con la magistratura sugli atti giudiziari perché sei reparti a caldo del Siderurgico, il cuore dell'acciaieria più grande d'Europa, sono sotto sequestro dal 26 luglio per disastro ambientale doloso per avere provocato negli anni "malattie e morte". Sulla vicenda l'Ilva ha intrapreso una battaglia giudiziaria contro il gip Patrizia Todisco (che ha posto i sigilli agli impianti): prima tappa il 28 agosto quando sarà discusso l'incidente di esecuzione proposto dal Siderurgico per far dichiarare al tribunale di Taranto l'incompetenza funzionale del giudice Todisco.

Questi il 10 e l'11 agosto scorsi ha ordinato all'acciaieria di fermare gli impianti sotto sequestro e ha estromesso il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, dall'incarico di custode ritenendolo incompatibile. Contro le due ordinanze i difensori dell'Ilva hanno fatto appello che sarà discusso il 18 settembre dal tribunale del Riesame.

Le ordinanze (delle quali si chiede l'annullamento) sono ritenute dall'Ilva "abnormi" e frutto di "usurpazione dei poteri" propri del Riesame (che il 7 agosto aveva confermato il sequestro consentendo però l'utilizzo degli impianti in funzione della loro messa a norma) e della procura, a cui compete l'esecuzione dei provvedimenti del giudice. Per la prossima settimana sono invece attese le motivazioni della decisione del tribunale del Riesame che ha finora reso noto uno stringato dispositivo che ognuno ha interpretato a proprio piacimento.

Gli atti firmati dal gip di Taranto sono stati aspramente criticati oggi dal segretario generale della Uil, Rocco Palombella: "L'esperienza di Taranto - argomenta il sindacalista - insegna che nel prossimo futuro è indispensabile una specifica legislazione da parte di governo e Parlamento che limiti la discrezionalità del Gip quando viene messa in discussione la politica nazionale del Paese, industriale o estera che sia". Per Palombella, occorre "un vero e proprio ruolo di 'power share' che l'esecutivo possa essere in grado di esercitare in determinate situazioni di crisi".

Difende la magistratura invece il leader dei Verdi, Angelo Bonelli: "I ministri non andranno a Taranto per difendere il diritto alla vita e alla salute ma per sostenere le ragioni della produzione per un'industria fortemente inquinante e per intimidire i magistrati che stanno facendo il proprio dovere". E oggi ha provocato allarme in città una vasta macchia di olio combustibile comparsa in mar Grande, all'altezza del porto. E stato sversato da una nave battente bandiera turca che caricava scarti dell'Ilva.

E ieri 1.200 operai dello stabilimento - secondo stime sindacali - sono tornati a bloccare le statali 106 e Appia. "Lo sciopero non è contro la magistratura, ma esprime la grave preoccupazione per le conseguenze che i provvedimenti del gip possono avere per il futuro dello stabilimento e della città di Taranto", dice il segretario generale Fim Cisl, Giuseppe Farina. La Fiom non è d'accordo e si è da subito dissociata dalla protesta ritenendola un attacco al gip Todisco. La spaccatura sindacale è di fatto il simbolo delle divisioni esistenti in città, tra chi evidenzia il conflitto tra profitto e salute e chi continua a ritenere che il ricatto occupazionale non consenta di ribellarsi.

 

Ansa - inviato Roberto Buonavoglia

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