Attualità - 17 agosto 2012, 09:09

Emergenza carceri, Piredda: “Liguria in ritardo di un anno sugli Istituti di custodia per le madri detenute con figli”

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Emergenza carceri, Piredda: “Liguria in ritardo di un anno sugli Istituti di custodia per le madri detenute con figli”

Il consigliere regionale di Italia dei Valori presenterà a settembre un’interrogazione per chiedere l’individuazione di un Icam, istituto di custodia attenuata per le madri con figli, nel Comune di Genova. Oggi a Pontedecimo sono due le detenute con bambini sotto i tre anni.

«L’attenzione delle istituzioni all’emergenza carceraria non può limitarsi alle visite agli istituti detentivi una volta all’anno, ma occorrono atti concreti per ridurre almeno alcune delle criticità esistenti». Così interviene Maruska Piredda, consigliere regionale e presidente della commissione Pari opportunità, in merito all’annosa questione del sovraffollamento carcerario.

«Con la ripresa dei lavori in Regione a settembre – annuncia Piredda – presenterò un’interrogazione all’assessore regionale competente perché, di concerto col Comune di Genova, sia individuato finalmente uno stabile nel capoluogo ligure che possa essere adibito a Icam, Istituto di custodia attenuata. Nonostante sia passato più di un anno dall’entrata in vigore della legge 62 del 21 aprile 2011 che impone la realizzazione di queste strutture, la Liguria ne è ancora sprovvista.

Gli Icam, di cui la Lombardia è stata la prima regione a dotarsi e oggi Toscana e Veneto ne stanno seguendo l’esempio, sono strutture extracarcerarie, con caratteristiche simili alle case-famiglia, dove, secondo la legge, devono essere ospitate le madri con figli fino ai dieci anni per garantire ai piccoli una permanenza meno traumatica. Oggi, purtroppo, non esistendo una tale struttura nella nostra regione, ben due madri con rispettivi figli di età inferiore ai tre anni sono costrette a vivere in un’area ad esse dedicata del carcere di Pontedecimo. Qualche mese fa, ho potuto appurare di persona durante un sopralluogo nell’istituto di pena femminile dell’hinterland genovese, la cura e la sensibilità che gli agenti della struttura penitenziaria dedicano ai “piccoli ospiti” per rendere meno amara l’esperienza carceraria. Ma non basta. Per alleggerire il già gravoso compito degli agenti, in costante carenza di organico, mettere in regola le nostre carceri con quanto previsto dalla legge e per garantire una qualità di vita migliore ai figli delle detenute è indispensabile che gli enti locali si affrettino a trovare una struttura adatta».

Secondo i dati del Sappe aggiornati al 31 luglio, nelle sette carceri liguri, sono 1.807 i detenuti presenti contro il massimo consentito di 1.080. Il 60% è di origine extracomunitaria e uno su quattro è tossicodipendente. Gli agenti della polizia penitenziaria sono 850, sotto organico di 400 unità.

«Per risolvere in modo definitivo le tante criticità che affliggono l’universo carcerario – dice Piredda – siamo consapevoli che sarebbero necessarie risorse finanziarie e una programmazione seria di interventi anche strutturali che solo il governo ha la facoltà di mettere in campo. Purtroppo oggi, tra i tagli della spending review e un’insufficiente sensibilità culturale nei confronti del mondo carcerario che offre oggi i suoi frutti più amari, è impensabile che i problemi di chi vive e lavora all’interno degli istituti di pena possano essere risolti con soluzioni tampone, vedi svuotacarceri, utili solo a rimandare nel tempo il riaffacciarsi del problema.

Tuttavia ci sono interventi che anche le istituzioni locali possono e devono attuare, dando dimostrazione di civiltà e trasformando davvero le nostre carceri da istituti di pena a luoghi di rieducazione».

com.

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