Da circa 20 anni lo Stato ignora i dati resi noti dall'OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità - i quali denunciano cifre inquietanti sulle morti per cancro da inquinamento. Gli operai dell'ILVA sanno da sempre che in quegli stabilimenti il prezzo per lavorare è quello di accettare l'eventualità di una cancro, ed accettano con rassegnazione il loro destino.
Una classe operaia così poco politicizzata, così ammansita, così succube e incapace di organizzarsi per difendere la propria salute e quella dei propri figli, è un autentico miracolo liberista. E quando si parla di miracoli spunta la Curia di Taranto.
Quello stabilimento fu inaugurato da un dittatore vaticano, Paolo VI, cui fu intitolato anche un quartiere di operai che non è distante da un altro quartiere popolare, Tamburi, sorto accanto agli stabilimenti. Quei quartieri non si sono mai distinti per aver aperto sedi di partito e di organizzazioni sindacali in grado di formare una classe operaia emancipata.
Quei quartieri piuttosto pullulano di oratori e di sedi di associazioni cattoliche, per intenderci quelle che fanno del volontariato la loro bandiera, un volontariato inteso ed attuato come negazione del diritto e della dignità ma anche come occasione per lavarsi le coscienze. I partiti e i sindacati sono stati assenti, non hanno investito nel promuovere campagne di sensibilizzazione e di attivismo politico.
Oggi Monti su quello stabilimento si inventa un conflitto con la magistratura, colpevole di aver bloccato la somministrazione di morte. Con stile intimidatorio si mandano ispettori per indagare sull'operato del magistrato ben sapendo che, nel nostro sistema democratico la correttezza di un provvedimento giudiziario può essere esaminata da un magistrato superiore e non da un ispettore al guinzaglio del potere politico.
E mentre si consuma lo scontro istituzionale, il vescovo di Taranto si è già messo in moto per cavalcare l'onda della difesa degli operai, perché una occasione di protagonismo di così estesa visibilità sarà difficile che si ripeta.