INDUSTRIA & COMMERCIO - 01 agosto 2012, 13:59

Legambiente: "Un’altra Ilva è possibile" Lettera Aperta ai lavoratori del siderurgico

"Tutti quanti dobbiamo essere consapevoli del fatto che, indipendentemente da quali saranno gli esiti del Riesame, c’è una realtà incontrovertibile che emerge dalle perizie approntate per questa inchiesta e dalle condanne ricevute negli anni dall’Ilva e dai suoi dirigenti in processi nei quali Legambiente è stata parte civile: l’Ilva inquina in maniera intollerabile per la salute dei cittadini e per l’ambiente di questa città ed ha reiterato per anni il reato"

Legambiente: "Un’altra Ilva è possibile" Lettera Aperta ai lavoratori del siderurgico



"Cari lavoratori dell’Ilva,

alla vigilia della manifestazione di domani, giovedì 2 agosto, sentiamo l’esigenza di rivolgerci a voi per esprimervi la nostra solidarietà ed anche, ci auguriamo, per condividere con voi il nostro pensiero.

Sappiamo che, insieme ai sindacati, siete molto preoccupati per la decisione che assumerà il Tribunale del Riesame in merito al provvedimento di sequestro degli impianti dell’area a caldo.

Vogliamo dirvi con chiarezza che la vostra preoccupazione è la nostra preoccupazione! Anche noi, nell’assoluto rispetto dell’autonomia della magistratura che è garantita, se ci fosse bisogno di ricordarlo, dalla nostra Costituzione, attendiamo con trepidazione questa decisione.

Ma tutti quanti dobbiamo essere consapevoli del fatto che, indipendentemente da quali saranno gli esiti del Riesame, c’è una realtà incontrovertibile che emerge dalle perizie approntate per questa inchiesta e dalle condanne ricevute negli anni dall’Ilva e dai suoi dirigenti in processi nei quali Legambiente è stata parte civile: l’Ilva inquina in maniera intollerabile per la salute dei cittadini e per l’ambiente di questa città ed ha reiterato per anni il reato (nel 2005 e nel 2010 sono stati condannati in cassazione per inquinamento atmosferico Emilio Riva e alcuni dirigenti dell’azienda tra cui Capogrosso, ex direttore dello stabilimento oggi agli arresti domiciliari).

A questa situazione si deve necessariamente porre rimedio nell’interesse dei lavoratori e dei cittadini. Sono passati gli anni della contrapposizione tra ambiente e lavoro. Oggi esistono le tecnologie per adeguare gli impianti in modo da abbattere drasticamente l’enorme impatto ambientale del siderurgico cominciando, ovviamente, dagli interventi che affrontino le problematiche evidenziate nella perizia dei chimici del marzo scorso.

Questi adeguamenti vanno fatti subito, in un quadro di certezze sulla qualità degli interventi e sui tempi della loro realizzazione che solo una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale potrà garantire con la cogenza che le deriva dalla legge.

Solo l’ILVA può porre rimedio a questa situazione ritirando prima di tutto il suo ricorso contro la riapertura dell’AIA e ponendo finalmente mano a tutti gli interventi necessari.

Diciamo dunque a voi lavoratori che siete le prime vittime dell’inquinamento, che la vostra controparte non è la magistratura, ma l’azienda e vi diciamo anche che un’altra Iva è possibile, come dimostra la vicenda della diossina: l’azienda si è opposta in tutte le sedi alla legge regionale antidiossina, sostenendo che fosse impossibile abbattere le emissioni di questo pericolosissimo inquinante: invece le emissioni di diossina, dopo gli interventi cui l’Ilva è stata costretta, sono scese ai livelli più bassi tra tutti gli stabilimenti siderurgici europei.

L’azienda vanta i suoi investimenti in campo ambientale (un miliardo e trecento milioni), ma questi investimenti li ha fatti solo perché costretta dalla pressione della città e delle istituzioni.

Altrettanto deve fare ora sulle altre parti dello stabilimento che ancora oggi inquinano in modo evidente e voi lavoratori siete i primi a doverlo pretendere per tutelare la vostra salute e il vostro posto di lavoro.

Nella grave crisi economica che attanaglia l’Italia e l’Europa una possibilità di uscita esiste se guardiamo in avanti, alle innovazioni tecnologiche e alle opportunità che offre la green economy. Legambiente è la prima a sostenere che anche per la green economy serve la produzione di acciaio, l’Italia non può farne a meno. Ma questo potrà avvenire solo se gli impianti attivi nel nostro Paese intraprenderanno un serio e concreto percorso di ammodernamento che li trasformi e li renda compatibili con la salute dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente, utilizzando le migliori tecnologie oggi disponibili.

E’ in questa ottica che insieme ai sindacati possiamo fare molta strada e l'ambientalismo può diventare un forte alleato dei lavoratori nella difesa dell’occupazione e per costruire nuove prospettive di sviluppo pulito e di qualità per tutti. Insieme dobbiamo convincere la Proprietà dell'Ilva a deporre le armi per realizzare finalmente tutti gli interventi necessari, fino ad oggi osteggiati dall'azienda.

Noi siamo disponibili a fare questo percorso insieme, per dimostrare una volta per tutte che salute, ambiente e lavoro possono coesistere in modo sano e duraturo."

 
 

Vittorio Cogliati Dezza - Presidente nazionale Legambiente

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