"Oggi è il compleanno del Presidente della Provincia di Savona e l'occasione mi è utile per fare una riflessione sulle province.Non sul giudizio dell'amministrazione guidata da Angelo Vaccarezza, che per me sarebbe impietoso, ma sul ruolo dell'ente.
Da qualche tempo, in nome della necessità di ridurre i "costi della politica", ha preso vigore l'idea di abolire le Province come enti locali, di ridefinirle, di modificarle. Ma è davvero una buona idea? Naturalmente non basta l'argomento che le Province costano. Tutte le istituzioni costano, le dittature costano di meno! Il problema è se servono.
Se è vero che si era pensato all'abolizione delle Province dopo la creazione delle Regioni è altrettanto vero che nel corso degli anni le loro funzioni sono andate crescendo. Nella legge del 1990 sulle autonomie locali e nel testo unico del 2000 la Provincia è definita come l'"ente locale intermedio tra Comune e Regione", che "rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi, ne promuove e ne coordina lo sviluppo".
Tra le funzioni delle Province vi sono quelle riguardanti vaste aree intercomunali o l'intero territorio provinciale, nei settori della difesa del suolo, della difesa dell'ambiente, dei trasporti, dello smaltimento dei rifiuti, dell'istruzione secondaria. Senza dimenticare le funzioni di programmazione a partire dal Piano territoriale di coordinamento che determina gli indirizzi generali di assetto del territorio.
Queste competenze potrebbero essere trasferite alle Regioni, ai comuni, a nuovi enti, ma si risparmierebbe solo l'elezione di presidenti e di consigli perché il personale, giustamente, non può diminuire.
Ha senso una modifica di questo tipo? Per me no e risponde solo alla retorica dell'antipolitica. Semmai ragioniamo sulle spinte localistiche che hanno portato alla formazione di 8 nuove province tra il 1992 e il 2000, e altre 7 successivamente.
Pensiamo alle 8 in Sardegna, alla BAT (Barletta, Andria, Trani), a quella di Monza e della Brianza. Come per le circoscrizioni anche in questa fase ho avuto l'impressione che anziché andare a colpire i veri sprechi (penso ai manager pubblici o alle società che seguono le cosidette "grandi opere") si scelgano dei capri espiatori che, grazie ad una sapiente campagna denigratoria, diventano facilmente "sacrificabili".
Credo, invece, servirebbe nel nostro paese una maggiore capacità nell'affrontare seriamente i problemi senza farsi prendere dalle mode del momento.