“L’Ordine al Merito della Repubblica Italiana è il più alto degli ordini della Repubblica Italiana e venne istituito nel lontano 1951 per ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e nell’impegno di pubbliche cariche e di attività svolte ai fini sociali, filantropici e umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari.
Nonostante, a più riprese, si senta affermare che l’esistenza di Ordini sia un’inutile residuo del passato, VIS Studentesca Liguria considera invece molto importante l’esistenza di tali Ordini: con essi è possibile valorizzare in modo tangibile le persone più meritevoli che con il proprio comportamento si sono contraddistinte in tal modo da diventare dei veri e propri esempi per la società italiana e non solo.
La grande opinione che abbiamo nei confronti di questo istituto, non può che portarci ad appoggiare quella iniziativa bipartisan che molti Parlamentari stanno portando avanti: la revoca del cavalierato assegnata a Bashar al Assad. Il Presidente della Siria ricopre infatti la più alta onorificenza italiana, per appunto il Cavalierato di Gran Croce decorato di Gran cordone al merito della Repubblica Italiana, da quando nel 2010 gli venne conferita dal Presidente Napolitano. La situazione sta assumendo anche contorni imbarazzanti data l’interruzione dei rapporti diplomatici tra i due Paesi.
Oltre ad appoggiare questa iniziativa, noi chiediamo di più: riteniamo che sia giunto il momento di fare pulizia. In passato hanno ricevuto questa onorificenza personaggi discutibili, come ad esempio il maresciallo Tito o il dittatore Mobutu, ed è giunta l’ora che questi vengano ufficialmente cancellati dall’elenco della più alta onorificenza italiana.
Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di dar vita ad una petizione, che si può trovare a questo link: www.firmiamo.it/revochiamo-l-omri-agli-indegni, per chiedere che vengano private di questa onorificenza tutte le persone che se ne sono dimostrate indegne: sia viventi che defunte.”