«Fatto sta che siamo immobili, ognuno nel suo buco. In un milione di anni nemmeno la mosca ha imparato a salvarsi dal ragno...»
Le pagine di questo libro tintinnano come un mazzo di chiavi. Al centro di ogni storia c’è un’immagine, un tono nero di favola, una vertiginosa parabola anarchica: parole che spalancano porte nella testa del lettore.
A voler smettere di camminare in fila indiana, bisogna cominciare a ragionare in cerchio.
C’è un rivoluzionario in bicicletta, che quando arriva al parlamento per buttare la bomba si accorge di non essere il primo: gli tocca mettersi in coda, come alle poste. C’è l’uomo di governo che «quando faccio politica, non ne faccio una questione politica». C’è chi cammina in fila indiana ed è contento di considerarsi solo un numero, tanto da non tollerare che qualcun altro – di certo un sovversivo – gli si affianchi sostenendo di essere semplicemente Mario…
Ogni personaggio procede «sulla superficie sconnessa di un pianeta che pare fermo e invece si muove, perché quando ti muovi piano è quasi come se non ti muovi per niente», consapevole dell’equilibrio precario nel quale si trova, ma consapevole soprattutto che «precipitare è tutto un altro discorso». Sottratta al monologare fluviale degli altri suoi testi, la prosa di Ascanio Celestini si fa in questo libro quintessenziale: i racconti di Io cammino in fila indiana scavano nel cuore minerale di un’instancabile arte affabulatrice, che indaga il mondo con passione e curiosità. Con un andamento narrativo capace di accordarsi agli scarti improvvisi del pensiero – tanto da assumere di volta in volta la forma della poesia civile, o della preghiera laica -, le storie ambientate nel «piccolo paese» mostrano quello che siamo diventati.
Grazie al guizzo dell’intelligenza e all’impegno militante di una fantasia sempre ribelle, Ascanio Celestini costruisce così il suo libro più personale. Distribuendosi in tanti «Io» che giocano con lo specchio deformante – eppure fedelissimo – dell’apologo o della fiaba, l’autore prende per mano il lettore e lo guida attraverso la cronaca e le assurdità dei nostri anni recenti. Si ride molto, ma amaramente. E poi si riflette, cercando una medicina per questo mondo pieno di storture. Senza mai dimenticare che «l’ansia è una faccenda che ti si gonfia nella testa. È come l’aria per il pallone: di concreto c’è solo un sottilissimo strato di gomma elastica, tutto il resto è aria».
(In caso di pioggia gli incontri si svolgono nella sala adiacente del Consiglio Comunale)