Attualità - 23 giugno 2012, 08:49

Verdi: reagire allo stato di crisi del turismo. Un “GeoParco” per Borgio Verezzi

Grande opportunità per un rilancio del turismo culturale-ambientale. Progetto condiviso e all'attenzione dell' Amministrazione Comunale di Borgio Verezzi

Verdi: reagire allo stato di crisi del turismo. Un “GeoParco” per Borgio Verezzi

Premessa:

La storia del territorio è narrata in primo luogo dagli affioramenti rocciosi che costituiscono il patrimonio geologico modellato nei secoli dall’azione congiunta di agenti meteorici e dai movimenti continui della crosta terrestre. Attraverso lo studio delle rocce si possono ricostruire gli eventi che hanno portato alla formazione del nostro ponente ligure, caratterizzato in modo inconfondibile dalla“Pietra di Finale”:

La “Pietra di Finale” è una roccia bioclastica che si estende sui rilievi finalesi fino alla Caprazoppa e a Borgio Verezzi.


Proposta:

I giacimenti fossiliferi , le caratteristiche caverne, l’insieme orografico di tutto il territorio Verezzino meritano un’attenzione particolare. Essi offrono la possibilità di ampliare i percorsi “Sentiero Natura” e “Sentiero Cultura” che il Comune di Borgio ha già realizzato negli anni scorsi. Oggi vi è anche la possibilità di includere quella porzione di promontorio della Caprazoppa che arriva fino alla Caverna delle “Arene Candide”.

Tutta questa area di grande valore geologico e archeologico potrebbe benissimo aver la denominazione di “Geoparco”.

I Geoparchi custodiscono la storia geologica di una regione e consentono, come in tutta Europa, molte opportunità di fruizione: percorsi tematici, aree verdi attrezzate, visite guidate, iniziative di ricerca scientifica, programmi educativi per le scuole e presentano motivi di interesse in tutte le stagioni dell'anno, consentendo ai visitatori la scelta del periodo più adatto, con diverse opportunità di soggiorno.


Come per il resto della Liguria, anche la storia geologica di Verezzi iniziò nel Giurassico Inferiore (192 milioni di anni fa).

In quel periodo la “placca nord-americana” si staccò da quella “euro-africana”.

In seguito forze distensive lacerarono questa “placca” dividendola in due parti: Europa e Africa.

Dopo altri 10 milioni di anni emerse la nuova porzione di litosfera chiamata “Tetide-Ligure”.

Queste rocce metamorfiche vennero successivamente ricoperte da sedimenti oceanici e su questo substrato si formò il Ponente ligure.

Circa 140 milioni di anni fa cambiò l’evoluzione geologica della crosta terrestre: i movimenti che prima provocarono l’allontanamento dell’Europa dall’Africa ,invertirono la loro direzione.

Presero il sopravvento le forze compressive e nel Cretaceo Superiore(130 mil. di anni) prese avvio quel processo che si concluse nell’Eocene (40 mil. di anni ) con la formazione delle Alpi.

A quel punto si aprì verso nord un mare la cui posizione corrisponde all’attuale Pianura Padana.

Questo mare era caratterizzato da fondali bassi ed estesi bracci, protetti dalle catene montuose circostanti. In uno di questi bracci, durante l’Oligocene Inferiore (30 mil. di anni), iniziarono

a crearsi le condizioni per la formazione di quella caratteristica roccia chiamata “Pietra di Finale”.


Nel XIX secolo, la “Pietra di Finale”è stata oggetto di una speciale attenzione da parte dei naturalisti per il suo abbondante contenuto paleontologico e per il gran numero di caverne.

I primi studi dettagliati furono eseguiti da A. Issel nel 1885, in un periodo storico caratterizzato dal grande dibattito scientifico dopo l'enunciazione, da parte di Charles Darwin, della Teoria dell'Evoluzione (1859). Questa “Teoria” si basava sullo studio dei fossili, per questo Issel concentrò la sua attenzione sulla rocce del territorio finalese.

Issel delimitò cartograficamente la “Pietra di Finale” ,la descrisse in relazione ai reperti fossili e ne individuò per la prima volta 4 differenti tipi con 35 specie fossili: Pesci -Cirripedi- Gasteropodi- Lamellibranchi- Brachiopodi- Echinodermi- Coralli, ecc.

Nella parte alta di Verezzi, verso Bastia-Gorra, la Pietra di Finale si appoggia su scisti quarzo-seritici e dolomie del periodo triassico(235-192 mil.anni).

Le tonalità di colore della “Pietra di Finale” sono dovute alle conseguenze della diversa velocità delle correnti marine di fondo che hanno influito sulle caratteristiche dei sedimenti e dei fossili in essa contenuti.

L'affioramento di Verezzi si distingue nettamente dagli altri per la presenza di grossi Pettinidi e rari Echinidi(la “Cava dei Fossili”ne è una dimostrazione evidente).

Le “Marne di Torre Bastia” sono invece più recenti e si trovano nella parte alta, lungo la strada che porta al Bracciale.

Quest'ultima area ha subito evidenti modificazioni dovute alla caduta di enormi quantità di ceneri vulcaniche. Ceneri piuttosto fini, provenienti da molto lontano.

Esistevano quindi vulcani marini attivi alla distanza di circa 100 km e la loro attività non doveva essere costante poiché, nei diversi strati di ceneri depositate verso il Bracciale, sono stati individuati gusci di foraminiferi planctonici molto diversi tra loro. Plancton che, presente nel mare intorno ai coni vulcanici ,venne trascinato insieme alle ceneri in seguito a grandi eruzioni di tipo esplosivo.

L'azione delle acque di superfice ( grazie all'ormai notissima reazione chimica tra carbonato di calcio contenuto nella pietra e l'anidride carbonica contenuta nella pioggia) è capace di formare bicarbonato solubile,destinato poi a ridiventare carbonato di calcio solido(stalattiti , stalagmiti ecc.).

In seguito, anche per i processi di fessurazione delle rocce, l'approfondimento delle valli e l'indebolimento della struttura degli strati più profondi, il reticolo ipogeo venne spezzato e determinò la comparsa di centinaia di cavità, caverne o grotte.

Possiamo qui ricordare solo quelle più importanti e utili per gli itinerari del Geoparco di Borgio Verezzi :

Le Grotte di Valdemino, nelle quali si possono ammirare pittoresche concrezioni.

La Caverna delle Arene Candide ,dove è stato ritrovato l'ormai famoso “Giovane Principe”.

La Caverna “Arma della Crosa” , dimora umana per decine di migliaia di anni.


La natura calcarea della “Pietra di Finale” e la sua composizione mineralogica, sono adatte allo sviluppo di una specie endemica: la Campanula Isophilla.

Questa pianta ha un fiore bellissimo, di colore azzurro-violaceo che cresce abbondante tra le fessure delle rocce ed è particolarmente abbondante sui muri delle case costruite in pietra, oltre che sui muri di fascia costruiti con lo stesso materiale.

Il fiore di questa campanula potrebbe essere il simbolo del “Geoparco di Borgio Verezzi .


Itinerario del GEOPARCO:

La visita al GEOPARCO potrebbe iniziare dal “Nucleo del Poggio” con l' osservazione degli antichi conglomerati, continuando poi con la visita alla Cava dei Fossili, l'osservazione dall'alto del “beach-rock”presente nel mare antistante la Caprazoppa, la discesa alla Caverna delle Arene Candide.

Dalle Arene Candide si può risalire fino alle doline carsiche di S. Martino, proseguendo poi per il

“Mulino Fenicio”. Dal Mulino si può scendere all' “Arma Crosa” e risalire agevolmente vero il “Dolmen” arcaico. A ponente del “Dolmen” si può visitare il “Castelliere” con i suoi insediamenti dell'età del bronzo e del ferro.

Il Ritorno a Verezzi si può effettuare passando dalla Torre di Bastia sostando presso i tufi vulcanici affioranti lungo la strada.

Lungo il percorso dovranno essere sistemati cartelli esplicativi e riferimenti per un sito internet con tutte le notizie riguardanti il Geoparco.


Per i VERDI Finalesi

Prof.Gabriello Castellazzi

com.

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