Qualche giorno fa su una testata giornalistica locale si poteva leggere un articolo riguardante la situazione dei veicoli a motore nella provincia di Savona.
Secondo i dati riportati, si poteva evincere che in circolazione ci sarebbero 256 mila veicoli (compresi i motorini, guidabili a 14 anni, esattamente il numero di persone (dai 14 anni in su) che possono guidarli. Il rapporto quindi sarebbe di 1 ad 1.
Un dato assolutamente allarmante, che merita una considerazione.
Senza entrare nel merito dei dati, chi scriveva l'articolo considerava il possesso dei veicoli a motore (e quindi "l'abitudine culturale" a spostarsi pigramente col proprio mezzo) come causa primaria del poco utilizzo dei mezzi pubblici, oltre che delle paralisi del traffico nella nostra provincia.
Questa analisi tuttavia non è corretta, poichè manca una valutazione fondamentale che prescinde dalla semplice volontà dell'individuo: l'economia.
Se si prendesse ad esempio il mercato immobiliare, si possono rilevare dei veri e propri periodi, in alcuni dei quali si registrava un boom degli acquisti, e in altri il boom degli affitti.
Benchè molti attribuiscano l'acquisto della casa una conquista personale dopo anni di sacrifici (che in parte è assolutamente vero), non si può trascurare il fatto che l'economia di un paese (e lo Stato in generale) hanno il potere di influenzare le scelte, indirizzandole verso l'una o l'altra opzione.
Ad esempio nei periodi di boom degli acquisti lo stato riusciva a stimolare la domanda offrendo mutui agevolati, sovvenzioni alle famiglie che compravano casa, tassi d'interesse agevolati etc etc.
Un po' come ora, quando per "rilanciare il consumo" è nato e cresciuto il concetto di micro-prestito: l'indebitamento con le banche non per comprare una casa, o avviare un'azienda, ma più semplicemente per comprare un televisore, o riuscire a finire di pagare le rate di un computer.
Ora, questa premessa serve solamente a comprendere come anche nel mercato delle auto e dei trasporti lo Stato abbia la possibilità di influenzare le tendenze, e che quindi diventa solo un problema di volontà.
Oggi, e tutti ne sono consapevoli, il trasporto pubblico (che in realtà è gestito - come la Sanità - esattamente come se fosse un'azienda privata che mira al profitto) ha due forti limiti:
- è carissimo, e a fronte della crisi è ulteriormente aumentato.
- funziona male.
Non sono luoghi comuni, sono dati di fatto.
Ora, pur non considerando il problema dell'influenza del mercato delle auto che "picchia duro" per stimolare al cambio continuo del proprio veicolo, anche e soprattutto martellando di pubblicità, il problema da considerare dovrebbe essere visto diversamente: il traffico e il forte stress, l'inquinamento atmosferico e le conseguenti malattie all'apparato respiratorio, la spesa pubblica per la manutenzione delle strade etc sono da considerare un problema sociale, e come tale compito delle istituzioni dovrebbe essere quello di risolverlo, anche andando controcorrente.
Come? In primis potenziando il trasporto pubblico, cioè migliorandolo nella qualità e nella quantità, garantendo un funzionamento corretto. Successivamente stimolarne l'utilizzo attraverso l'abbattimento dei costi, incentivando e premiando i virtuosi che utilizzano il mezzo pubblico (magari, e sarebbe anche l'ora, dando il buon esempio).
C'è chi sicuramente risponderà che non ci sono soldi (anche se di soldi ce ne sono a palate, bisogna solo guardare dove finiscono), ma se si andasse a far due conti si scoprirebbe che l'investimento per rilanciare il trasporto pubblico non sarebbe neanche equiparabile alle spese che oggi Stato (inteso anche nelle sue ramificazioni locali) e cittadini sostengono per spostarsi, per curarsi, per risolvere a posteriori i danni ambientali, per la manutenzione delle strade, o la costruzione di nuove strade dove far correre le auto (esempio, aurelia-bis, che servirebbe solo ad incentivare l'uso del proprio veicolo).
Al contrario, una soluzione pubblica garantirebbe anche posti di lavoro (questi reali), e sarebbero un buon punto di partenza per rilancio dell'economia, anche di una solo Provincia.