Attualità - 12 maggio 2012, 22:24

"Ufficio di scollocamento": Perotti massacra i poteri forti e pensieri deboli

Simone Perotti, ieri alla Ubik: “è progresso chiedersi se ciò che si produce sia utile o no alla società, e non solo se crea o meno profitto. "Si cambia il mondo non decidendo chi votare ogni 4 anni, ma cosa comprare tutti i giorni della nostra vita: è scegliere quotidianamente se rispondere sì o no a questo sistema"

"Ufficio di scollocamento": Perotti massacra i poteri forti e pensieri deboli

Ogni prodotto in meno che scegliamo di non consumare è un atto di protesta contro le logiche di mercato, ogni autoproduzione di energia è un atto di difesa contro i danni prodotti dalle multinazionali del carbone…
 

 
Simone Perotti, ex super manager milanese a capo delle relazioni esterne del gruppo Rizzoli - Corriere della Sera ora scrittore di successo, “rifugiato economico” nella sua casa in pietra in Val di Vara, nel presentare ieri alla libreria Ubik il suo nuovo libro “Ufficio di Scollocamento”, ha dato alcuni interessanti spunti di riflessione sulla crisi economica del nostro tempo e sulle strade che le persone possono intraprendere per uscire da questo sistema ormai logoro e in pieno tracollo.


Ai lettori avvolti dal clima di rigore e austerità, in apprensione per le sorti delle banche europee, consigliamo quindi prudenza nell’acquisto di questo libro, perché Perotti è uno di quei non allineati che pensa che un sistema in crisi vada cambiato.

Di fronte alla crisi attuale, che non è congiunturale ma strutturale, la risposta che ci viene proposta dai teologi del sistema che ci timonano in questa tempesta non è quella di cambiare rotta, bensì quella di perseverare nella bufera a velocità ancor più sostenuta: dobbiamo consumare di più, dobbiamo produrre di più e dobbiamo lavorare di più.

Eppure la crisi può essere un’opportunità di vero cambiamento partendo proprio dalla sua analisi. Viviamo nella parte del mondo che negli ultimi 25 anni ha aumentato i consumi pro capite del 57%, gran parte degli abitanti del così detto” primo mondo” mangiano e consumano molto oltre le loro necessità, per nevrosi e perché non riescono a difendersi dalle tentazioni del mercato.

Parlare di diminuzione dei consumi quindi vuol dire innanzitutto progresso, così come sarebbe progresso iniziare a chiedersi se ciò che si produce sia utile o no alla società, e non solo se crea o meno profitto. Insomma, la vera occasione da non perdere in questa crisi è quella di cambiare.


La storia ci insegna come ciò che smetteva di funzionare di volta in volta cedeva il passo ad un nuovo metodo organizzativo (feudi, comuni, monarchie, stati sovranazionali ecc.ecc.), e in questa logica dobbiamo essere ben consci che oggi il cambiamento non potrà mai avvenire dall’interno di questo sistema malato (grave e di mente)


Non possiamo pensare insomma che ciò passi per gli organismi sovranazionali, tramite lo Stato o attraverso un voto politico. Stato e organismi sovranazionali sono parti integranti del sistema (lo vediamo in modo lampante nelle cronache di questi giorni) e la democrazia rappresentativa occidentale, per come è concepita, è limitata alla sfera politica e non coinvolge il terreno economico, dove non valgono regole rappresentative e di democrazia diretta.


Il gesto che incide davvero per cambiare il mondo in cui viviamo non è decidere chi votare ogni 4 anni, ma cosa comprare tutti i giorni della nostra vita: è scegliere quotidianamente se rispondere sì o no a questo sistema.


Ogni prodotto in meno che scegliamo di non consumare è un atto di protesta contro le logiche di mercato, ogni autoproduzione di energia con pannelli solari è un atto di difesa contro i danni prodotti dalle centrali a carbone, presenti a La Spezia dove vive Perotti, ma anche a Savona, dove viviamo noi.


Il cambiamento dovrà per forza di cose avvenire dal basso poiché l’uomo che cambia…cambia la società. Questo legame indissolubile affida a noi singoli il cambiamento reale attraverso delle azioni quotidiane libere (nel senso più alto del termine) e responsabili.


In questo contesto la provocazione di Perotti degli uffici di Scollocamento è diventata realtà attraverso dei percorsi comunitari volti appunto a fare scollegare le persone da questo sistema per tornare ad una dimensione più umana e libera.

Ciò avviene attraverso testimonianze e tramite la conoscenza di sistemi alternativi di vita in luoghi già autonomi in questo senso (come ad esempio le comunità di eco vicinato), dove si può sperimentare  con mano l’autonomia e dove si può capire cosa voglia dire vivere in maniera “diversa” in ogni aspetto della vita quotidiana.
 
 

 

 
 
 
 

Giorgio Masio

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