Ancora una volta la scuola pubblica è sotto la scure del governo. Proprio in questi giorni si apprende da fonti ministeriali che nell'ambito dell'applicazione della "spending review", il governo si appresta a tagliare pesantemente i già esigui finanziamenti della scuola pubblica.
Ora ad essere prese di mira sono le amministrazioni scolastiche che diventerebbero a mezzo servizio tra i vari istituti , per cui si andrà verso una riduzione dell'efficienza e anche dei posti di lavoro, costringendo i lavoratori ad inutili equilibrismi tra cavilli burocratici e carenza di fondi.
A fronte di tutti questi risparmi forzosi però il governo trova i finanziamenti per i test INVALSI, che si terranno nei prossimi giorni in tutte le istituzioni scolatiche italiane e che :
· rappresentano una indebita interferenza nell’attività didattica delle scuole e nei percorsi di insegnamento/apprendimento,
· non tengono conto degli elementi di contesto che intervengono nei processi di apprendimento,
· si rifanno a meccanismi già in crisi nei paesi che li hanno introdotti per primi, i cui esiti sono influenzati da una molteplicità di fattori impropri,
· infine banalizzano un problema importante e ricco di implicazioni come la valutazione degli apprendimenti. Ma soprattutto costano molto all'amministrazione.
Tra l'altro si tratta, di test privi di validità scientifica attraverso i quali, con il pretesto di individuare i limiti del sistema scolastico, si vuole in realtà “classificare” le scuole e gli insegnanti in funzione di meccanismi “premiali” nell’erogazione dei finanziamenti e delle retribuzioni.
A tale proposito Rifondazione comunista invita gli insegnanti a rifiutarsi di collaborare perchè la legge non impone nessun obbligo a loro carico come non sono obbligati gli studenti a partecipare,i quali possono rifiutare la
somministrazione o riconsegnare i moduli senza compilarli; infine anche i genitori hanno il diritto di opporsi alla schedatura dei propri figli.
Cambiano i governi ma non cambiano le ricette con le quali si vuole intervenire su una istituzione fondamentale della Repubblica, già stremata da anni di tagli e di controriforme.
Dopo gli accorpamenti spesso discutibili in cui le linee guida sono state quelle del risparmio e non della qualità dell'istruzione, ora si assiste di nuovo ad un inasprimento delle politiche per la scuola pubblica, che invece ha bisogno di una netta inversione di tendenza, a partire dalle cancellazione delle controriforme volute dal precedente Governo e dal ripristino dei finanziamenti tagliati.
Anche gli OO.CC della scuola in questo periodo stanno per essere riformati con provvedimenti alquanto discutibili, come quello di far entrare nelle scuole i privati e le fondazioni.
La scuola pubblica ha bisogno non di investitori privati , ma di fondi pubblici. Se non si torna ad investire nell'istruzione delle nuove generazioni, i discorsi su fantomatici concorsi sono solo chiacchiere utili a dividere artificiosamente chi nella scuola lavora da anni e chi invece aspira ad entrarci, diffondendo illusioni destinate ad infrangersi contro la realtà della totale assenza di posti.
La scelta del Governo Monti e del Ministro Profumo di muoversi nel solco tracciato da Gelmini e Tremonti è sbagliata e va combattuta anche con uno sciopero generale . Per questo saremo in piazza il 12 maggio a Roma contro le politiche di questo governo, ci adoperiamo attivamente per la piena riuscita dei presidi locali della CGIL preannunciati per giovedì 10 maggio , e sosteniamo gli scioperi dei lavoratori della scuola dei sindacati di base in programma nelle prossime settimane.
Valeria Ghiso
Responsabile Politiche della Conoscenza
Segreteria Provinciale PRC Savona