Attualità - 10 maggio 2012, 18:58

Freccero: “Grillo è il nostro sismografo, siamo di fronte a un terremoto”

Il direttore di Rai4 sul FattoQuotidiano, autocandidatosi a dirigere viale Mazzini in ticket con Michele Santoro, ha analizzato l'exploit elettorale del Movimento 5 Stelle e soprattutto la ricetta che ha portato il 'grillismo' a diventare la vera aria nuova della politica italiana

Freccero: “Grillo è il nostro sismografo, siamo di fronte a un terremoto”

“Attenzione. C’è qualcosa in atto”. Carlo Freccero versa acqua in un bicchiere. Prende fiato: “Un moto si è innestato e non sappiamo dove ci porterà. Grillo conobbe Coluche su un set di Dino Risi. E dal comico francese che per lottare contro il pensiero unico ipotizzò persino di candidarsi alle presidenziali, fu segnato. Ogni vita è un omaggio. Beppe era un guitto. Ora ha capito che si può anche spendere la vita per gli altri”.

 

Un comico, un Paese.
La comicità è una forma di verità. Una critica immediata e diretta. Può distruggere in poche battute avversari e partiti. Ma a confinare la critica nella riserva indiana della comicità contribuì Berlusconi. L’editto bulgaro li relegò nei teatri offrendogli una patente.

Con cui adesso Grillo guida veloce.
E’ stato il primo ad aver intuito la potenzialità di Internet come strumento politico. Se la casta è chiusura e privilegio, la rete è partecipazione e apertura. Sul web si inverte il flusso autoritario che va dal candidato al popolo e si promuove il circolo virtuoso della condivisione.

Le pare poco?
Internet è incontrollabile, ma è il motore delle rivoluzioni recenti. Più veloce di stampa e tv. Ha uno slogan che a Grillo veste come un tight.

Quale Freccero?
Tutto quello che sai è falso. Il Movimento 5 Stelle infatti è glocal. Internazionale e locale.

Si possono rendere le battaglie locali piattaforme globali?
Non lo so. Studio, osservo e valuto qualcosa in via di sviluppo. La denuncia della corruzione non basta. Per invertire la congiuntura economica, la moralizzazione grillesca non è sufficiente.

Grillo e l’antipolitica.
Se per antipolitica grilliana si intende una reazione allo stagno che privilegia interessi privati, poteri forti e individualismo, la definizione è scorretta. Combattere le deviazioni è politica alta. Al servizio dei cittadini.

Lo accusano di populismo.
Dicono che rischi di buttare via il bambino e l’acqua sporca. Ma voglio fare una domanda: “Se oltre all’acqua sporca, anche il bambino non fosse del tutto innocente?”. Se identifichiamo la politica con la liberazione dell’individuo dalle limitazioni che gli impediscono di conseguire il massimo profitto individuale, non dobbiamo meravigliarci poi che chi ha raggiunto un minimo di potere lo utilizzi per i propri interessi.

Il caso italiano è emblematico?
Sull’arte di arrangiarsi abbiamo edificato la nostra cultura popolare. Non potevamo che interpretare l’egoismo teorico del neoliberismo in termini di profitto personale.

Anche Grillo?
No, assolutamente. Lui no. Il successo del suo blog è l’effetto diretto di una politica screditata, piegata all’interesse di pochi eletti. Il limite di questa casta. Il pensiero unico.

Grillo è di destra?
Non lo si può liquidare come un fenomeno di destra. E’ più complesso e la matrice, comunque, è di sinistra.

Lo trattano come un guru.
A trasformarlo in guru è stato il successo della sua carriera unito all’eclisse volontaria. Sparire all’improvviso e ricomparire a ondate è una formula di straordinaria vitalità.

Dopo la partecipazione del candidato genovese Putti a Ballarò, Grillo ha suggerito ai suoi l’esilio dal talk show.
Sono una realtà e devono trovare un modo per misurarsi con la tv. Grillo conosce quella generalista e giustamente, ne diffida. Si finisce subito nel teatrino. Per inglobare i grillini anche la tv deve cambiare forma. Adeguarsi. Ripensarsi.

Perché?
La politica somiglia sempre più a un’assemblea di condominio e ha sepolto ogni afrore rivoluzionario, in tutte le sue forme. Però quando giornali come il New York Times hanno parlato di Grillo, l’hanno fatto in termini di novità. Non lo sottovalutate. Mi ripeto. Non è antipolitica, ma al limite, a-politica. Beppe si muove, produce cambiamenti. Mi interessa.

Già nel 2007 un suo amico, Antonio Ricci, dichiarava che Grillo nascondeva un limite. “Non dialoga e se argomenta perde”.
Ha ragione e sa perché? Grillo è un comico. Non è un ideologo, né un teorico. Ha dei limiti e lo sa. E’ narrativo, divertente, sintetico. Ma non è articolato, né argomentativo. E’ il nostro sismografo. Se si guardano attentamente le oscillazioni, siamo di fronte a un terremoto.

di Malcom Pagani da Il Fatto Quotidiano

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