Attualità - 27 aprile 2012, 08:33

Coldiretti Savona: fare attenzione al pesce italiano

Vongole turche, gamberetti cinesi e pangasio del Mekong spacciato come cernia

Coldiretti Savona: fare attenzione al pesce italiano

Con piu’ di due pesci su tre consumati in Italia che provengono dall’estero è evidente il rischio che venga spacciato come Made in Italy pesce importato.

E’ l’allarme lanciato da ImpresaPesca Coldiretti nel commentare il rapporto della New economics foundation (Nef) e da Ocean2012, secondo cui il 21 aprile, e' il “fish dependence day” italiano, cioe' il  giorno in cui l'Italia inizia a essere dipendente dalle importazioni per coprire il proprio abbisogno di pesce. Stando al rapporto “Fish Dependence: The increasing reliance of the EU on fish from elsewhere”, l'Italia e' autosufficiente  per appena  il 30 per cento del pesce che consuma, a fronte del 51 per cento della media dei 27 Paesi europei.

Il deficit del nostro Paese potrebbe ulteriormente aumentare per effetto della crisi che ha determinato un riduzione dei prezzi di vendita ed un aumento dei costi di produzione che per circa la metà sono rappresentati dal gasolio.

Quindi nell’effettuare acquisti il consiglio di Coldiretti è di verificare sul bancone la presenza obbligatoria dell’etichetta, che per legge deve prevedere la zona di pesca, e scegliere la “zona Fao 37” se si vuole acquistare prodotto pescato del Mediterraneo.

Una precauzione che purtroppo non vale al ristorante dove invece la provenienza di quanto si porta in tavola non deve essere indicata obbligatoriamente e c’è il rischio che venga spacciato per italiano un prodotto importato. Le vongole - spiega Coldiretti - possono anche provenire dalla Turchia, mentre i gamberetti, che rappresentano quasi la metà del pesce importato in Italia, sono spesso targati Cina, Argentina o Vietnam, ma anche il pangasio del Mekong venduto come cernia, l’halibut atlantico al posto delle sogliole o lo squalo smeriglio venduto come pesce spada.  

Paolo Calcagno, presidente di Coldiretti Savona,  afferma che “C’è l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro e extravergine di oliva, nonostante le resistenze delle lobbies in Italia ed in Europa. Ma l'etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, yogurt, latticini e formaggi non a denominazione di origine.    

Coldiretti ImpresaPesca – continua Calcagno – chiede di estendere l’obbligo dell’etichetta d’origine, già vigente per il prodotto che si acquista nelle pescherie o direttamente dagli imprenditori, anche ai menu della ristorazione. Una vera e propria “carta del pesce”, con l’indicazione di dove è stato pescato quanto si porta in tavola. Il settore della pesca - secondo dati di ImpresaPesca Coldiretti - vede impegnate 13.300 imbarcazioni, mentre la top-ten delle produzioni è guidata dalle acciughe (54.312 tonnellate), seguite da vongole, sardine, naselli, gamberi bianchi, seppie, pannocchie, triglie, pesce spada e sugarelli.

Un patrimonio economico, sociale ed ambientale che è oggi a rischio con il solo l’aumento del prezzo del gasolio, rincarato del 25 per cento, che sta costando alle imprese di pesca duemila euro in più, mentre si fa sempre più grave la stretta creditizia delle banche. Il gasolio incide fino alla metà dei costi di produzione e l’aumento delle quotazioni fatto registrare negli ultimi dodici mesi ha aggravato una situazione resa già difficile dal contemporaneo calo dei prezzi pagati ai pescatori“.

E’ necessario che il consumatore al ristorante sia in grado di distinguere il pesce proveniente dai mari italiani da quello pescato all’estero per poter scegliere ed avere la consapevolezza di come vuole nutrirsi. In un momento poi di crisi economica diffusa è importante, come italiani, sostenere le nostre imprese della pesca e conseguentemente, dare più valore alla produzione mediterranea.

”La forbice tra prezzo all’origine e prezzo al consumo – ricorda Coldiretti Impresa Pesca - si è sempre più allargata. Mediamente su ogni euro del prezzo al consumo agli operatori di settore sono destinati solo 25 centesimi.

Com. Coldiretti Savona

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