Politica - 19 marzo 2012, 12:20

Se questa è politica

A Cairo inizio di campagna elettorale caratterizzato soprattutto - se non solo - da polemiche + accuse + scontri personali

Se questa è politica

Cairo è il centro più importante della Valle Bormida. Lo è come abitanti, lo è da un punto di vista industriale, lo è perché è l’apice conclusivo della filiera del carbone che unisce la Val Bormida a Savona, lo è perché qui sorge l’ospedale. Lo è, anche per tutti questi motivi, da un punto di vista politico e di “peso specifico” di riferimento rispetto anche alle aspettative di tutto il comprensorio e di rappresentanza verso Provincia e Regione. Con l’esclusione di un altro nodo importante, come le aree ex Acna, e da altri specifici casi “di nicchia” per altri settori, il rilancio, ormai giunto ad un punto di non ritorno, della Val Bormida deve necessariamente passare da Cairo.

E di questo, i cittadini, vorrebbero sentir parlare. Dato per scontato che qualsiasi campagna elettorale, per qualsiasi schieramento, non potrà esimersi dagli stessi argomenti (industria, ambiente, sanità), i cittadini pretenderebbero di capire come le varie liste in campo intendono affrontare tali tematiche. Ed invece, almeno in questo convulso inizio di campagna elettorale, a reggere banco sono polemiche, accuse e, in generale, un quadro abbastanza desolante. Impossibile riportare tutte le dichiarazioni che si sono inseguite, a ritmo di un Kalashnikov, più o meno caricato a salve, in questi giorni. Cerchiamo di riassumere, però, le “perle” migliori.

L’ex, fino a pochi giorni fa, vice sindaco, Giovanni Ligorio, passato dalla giunta di centro-sinistra di Briano alla lista civica di centro-destra guidata da Felice Rota,  “spara” a 360 gradi: “In ogni incontro ho sempre partecipato in maniera non silenziosa, difendendo quei principi di trasparenza spesso non condivisi o palesati dalla maggioranza, come incarichi professionali ad personam, gare di appalto, consulenze non indispensabili, incarichi nello staff del sindaco, relazioni personali e non condivise con il mondo dell’impresa e della politica regionale”. Poi, ricordando i poco più di 500 euro mensili che ha percepito come vice sindaco, aggiunge: “Vorrei ricordare che all’interno della giunta o in altri incarichi comunali alcuni percepiscono  ben altre cifre a fronte di impegni e risultati conseguiti nell’interesse della nostra città ben più modesti o nulli da quelli raggiunti in cinque anni dal sottoscritto”. E conclude: “Mai farò il burattino in mano a dei burattinai. Non ci spaventa l’Italiana Coke, realtà presente dal 1936 con la quale si deve dialogare e confrontarsi, e comunque se la cospicua somma versata (180 mila euro, tre anni fa, come sponsorizzazione del Palazzetto) dall’Italiana Coke fosse stata usata dal Comune non per il parquet del Palazzetto dello sport, ma per il monitoraggio dei camini o dell’ambiente, sarebbe stato un bell’atto di coraggio politico verso tutti i  cittadini sensibili all’ambiente e non voto di scambio verso il mondo dei palloni e delle palle”.

Accuse generiche, ma gravissime, soprattutto nella prima parte. Ovviamente non spetta a noi entrare nel merito, o definire quanto esse siano fondate o infondate. Quello che emerge, però, è che un conto sono “le chiacchiere che si possono fare al bar”, ed un conto è la responsabilità che un ex vice sindaco dovrebbe prendersi avanzando certe dichiarazioni così gravi: se ne è convinto e, magari, può anche provarlo, è suo dovere fare i passi opportuni presso le autorità, anche giudiziarie, competenti. In caso contrario, sparare nel mucchio con accuse infamanti non è un bel modo di fare politica.

Stesso principio, anche se in un certo senso calato in un contesto forse meno grave, per il segretario provinciale del Pd, Livio Di Tullio, quando, replicando a Ligorio, oltre a ribadire come “Ligorio sul bilancio comunale ha confermato la sua totale incompetenza”, afferma: “Quanto alla sua idea di welfare è quella della peggior politica. Hai bisogno di un esame? Vieni, ti faccio passare avanti alla fila. Ti serve un contributo? Trovo il modo di fartelo dare anche se non ti spetta. Non paghi i servizi del Comune? Pazienza, anche se magari hai il macchinone, sei un mio amico. Solo che in questa idea c'è sempre qualche altro che paga. Quello che aspetta l'esame perchè i furbetti passano avanti, quello che avrebbe diritto al contributo e invece non lo prende perchè i soldi son sprecati con chi non ne ha diritto, quello povero ma onesto che i servizi li paga fino all'ultimo. Briano non gli ha mai permesso di usare così i soldi dei Cairesi e Lui passa con Lega e Berlusconi“. 

Anche qui, Di Tullio ovviamente può dimostrare quanto afferma. E se non può, qual è il confine tra discussione politica, anche accesa, ed attacco personale ingiustificato? Di Tullio poi prosegue: “Sono proprio due idee diverse e siamo contenti che Ligorio abbia gettato la maschera. Lui così solidale verso i più deboli da mettersi con la Lega, Lui così feroce in difesa dell'ambiente da mettersi con quelli del carbone senza se e senza ma, Lui così equo in difesa dei diritti dei più deboli da mettersi con chi in questi anni ha levato i soldi ai Comuni. Il Suo è un ritorno a casa. Però in fondo Ligorio è un uomo divertente, pronto a dire tutto e il  contrario di tutto e le persone che fanno ridere, nel Circo Barnum messo su dal PDL e dalla Lega a Cairo, hanno sempre un lavoro assicurato”.

Riferimenti alla Lega Nord che obbligano ad una replica il consigliere provinciale del Carroccio, Oscar Dogliotti che, riferendosi anche alla raccolta firme organizzata dalla Lega sui profughi ospitati a Villa Sanguinetti, replica a Briano e Di Tullio: “Come noto, l'iniziativa delle raccolta firme non si opponeva all'accoglimento dei profughi che godevano del “diritto di asilo politico”, bensì al fatto che il sindaco sostenesse di doverli ospitare nella struttura di Villa Sanguinetti; e la raccolta firme era stata indetta proprio dalla mamma di uno dei minori ospitati nella struttura in questione in quanto preoccupata dall'eventuale convivenza fra soggetti tanto diversi e cioè i bambini disabili ed i profughi...”. Nel proseguo quello di Dogliotti è probabilmente l’intervento più “politico” rispetto a quelli precedenti, ma Dogliotti dovrebbe a sua volta avere l’onestà intellettuale, oltre che politica, di ammettere che il principale fautore e promotore dell’accoglimento dei profughi in Villa Sanguinetti fu proprio Ligorio; che la Lega supportò con forza la petizione di quella mamma (strumentalizzando la questione o meno ovviamente non sta a noi dirlo), e che, comunque, su sociale ed extracomunitari la Lega Nord e Ligorio erano, almeno fino a pochi giorni fa, agli antipodi. Più politico l’intervento di Dogliotti ad esempio sul carbone, anche se, probabilmente, la frecciata di Di Tullio non era indirizzata tanto alla Lega Nord, quando al Pdl, per l’atteggiamento degli assessori Marson (prima) e Vacca (ora) su Italiana Coke e filiera del carbone in Val Bormida. Dogliotti gli ricorda “la posizione favorevole a una centrale a carbone a Ferrania espressa da Burlando” e che “presso il Ministero delle attività produttive esiste un'autorizzazione da parte di una precedente amministrazione cairese di centro-sinistra favorevole all'installazione di una centrale a carbone a Bragno”.

Ma anche qui, nel ricorso generalizzato, non solo di Dogliotti, ma di tutti, alla “dietrologia applicata” emergono delle incongruenze: Dogliotti cita, sicuramente a ragion veduta, l’autorizzazione riferita, probabilmente, all’allora giunta Belfiore; ma a Carcare, durante un non lontano Consiglio comunale contro il biodigestore, si era stigmatizzato il comportamento dell’allora giunta cairese di centro-destra di Osvaldo Chebello, e nessuno dei leghisti presenti aveva avanzato obiezioni ma, anzi, aveva condiviso e accusato di come Cairo prendesse decisioni e posizioni senza pensare ai Comuni limitrofi.

Insomma, “chi non ha peccato scagli la prima pietra”. Dogliotti conclude con un’analisi finale che darebbe sostegno alle accuse di Ligorio: “Da un controllo eseguito sulle spese sostenute per incarichi esterni dal Comune di Cairo, si evince che per gli anni 2008-2009-2010-2011 la spesa media annuale è stata di circa 500 mila euro e che considerata la professionalità e la competenza del personale in forza all'Ufficio tecnico, a fronte di una migliore programmazione i soldi potevano sicuramente essere destinati ad altri scopi”.

Ora, auspicando che le sventagliate siano finite, i cairesi, ma non solo, si aspettano che, finalmente, si parli di programmi, di progetti e di soluzioni.

e.m.

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