In occasione del bicentenario della nascita di Charles Dickens (7 febbraio 1812) , l'Università delle Tre Età del Finale, grazie all'impegno della Prof.ssa Annamaria Sommariva, Docente del Corso di Letteratura Inglese, ha potuto rappresentare, con un gruppo di volonterosi allievi, un significativo spettacolo avente per oggetto il passaggio e il soggiorno in Liguria del famoso scrittore Charles Dickens.
L'interessante iniziativa culturale si è ampliata ed ha compreso temi di ricerca musicale collegati al passaggio nel Ponente ligure di un altro personaggio: Il musicista londinese Charles Burney, anch'egli impegnato nel “Gran Tour” ,ma interessato, in particolare, alla scoperta del patrimonio musicale italiano.
Il Gran Tour in Italia, per gli inglesi colti, era una tappa fondamentale. Secondo loro era “un'immersione nella luce e nel sole mediterranei, una formazione dello spirito attraverso la conoscenza dell'arte e della cultura”.
Dickens e Burney (che precedette nel viaggio il famoso scrittore inglese di qualche anno) scrissero diari pieni di note su costumi e canti popolari, oltre a ricche descrizioni di paesaggi e tramonti in terra di Liguria.
La rappresentazione nell'ambito dell'U3 ha proprio riguardato gli avvenimenti vissuti da questi famosi “viaggiatori”.
I testi sono stati recitati in costume. I canti e gli accompagnamenti musicali hanno visto impegnati Simona Briozzo, Antonio Capezio, Riccardo Zuffo e sono stati curati dalla Musicologa Mariangela Lammardo.
Alcuni brani hanno suscitato tra il pubblico un notevole interesse.Tra questi certi ricordi di Dickens in Liguria:
“Il bagno in inverno, le passeggiate in collina, le strade troppo pericolose simili a spirali che mettono a repentaglio la vita dei passeggeri”e poi “ le soste in strane locande con liete compagnie”.
Il problema delle vie di comunicazione nel Ponente ligure venne anche descritto nei diari di Charles Burney il quale, dopo una sosta a Genova, descrisse il cammino per raggiungere la Francia attraverso il Savonese:
“Per due giorni e due notti ci arrampicammo o scivolammo giù da queste orride montagne, col mare che rumoreggiava sempre sotto di noi; con un forte vento di terra che mi dava spesso l'impressione che sarei presto stato gettato in mare col mulo e tutto quanto portavo.” “Una volta eravamo tanto in alto che mi pareva non saremmo mai riusciti a discendere le colline di Finale Ligure. La strada era talmente cattiva, il selciato così sconnesso che, nonostante la massima attenzione, feci una terribile caduta.”
Questi richiami alla terra Finalese di due secoli fa (probailmente la descrizione della strada che scendeva da Capo Noli), hanno particolarmente sorpreso il pubblico presente.