Attualità - 03 gennaio 2012, 15:10

La Provincia avvia la revisione dell'AIA rilasciata all'Italiana Coke

La prima riunione referente verrà, però, convocata “compatibilmente con l’ elevato carico di lavoro e le poche risorse disponibili” disse la Provincia

La Provincia avvia la revisione dell'AIA rilasciata all'Italiana Coke

Alla fine il Comune di Cairo ce l’ha fatta. In una nota a firma del dirigente del settore, ingegner Vincenzo Gareri inviata ad Italiana Coke, Regione Liguria, sindaco del Comune di Cairo, Asl 2 Savonese ed Arpal, si legge:

“Il sindaco del Comune di Cairo (Fulvio Briano), con nota del 4 ottobre 2011, protocollata dall’ufficio provinciale competente il 21 (tempistica che era stata anche fonte di polemica), ha chiesto il riesame dell’AIA (Autorizzazione Ambientale Integrata) del 15 gennaio rilasciata all’Italiana Coke”.

Nella nota inviata dal sindaco Briano, “viene precisato che la richiesta di revisione è finalizzata al recepimento, nell’autorizzazione stessa, dei contenuti dell’ordinanza emessa da Briano il 7 luglio 2011”.

La Provincia accoglie dunque la richiesta, specificando però: “la data della prima riunione referente, nella quale il sindaco del Comune di Cairo esporrà nel dettaglio le motivazioni e le richieste sulle quali si aprirà la successiva discussione, verrà fissata, compatibilmente con l’elevato carico di lavoro e le scarse risorse disponibili, nei tempi più stretti possibili”.

Insomma, si apre l’ennesima puntata di una telenovela iniziata a fine dicembre 2009, quando la Conferenza dei Servizi provinciale aveva concesso l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) alla cokeria di Bragno che a sua volta si impegnava con investimenti per 20 milioni di euro tesi ad un "miglioramento ambientale".

A prima vista sembrava quindi chiudersi una vicenda che si trascinava da 3 anni tra polemiche e reciproche accuse su rinvii e lentezza del procedimento. L’ultima polemica aveva riguardato proprio l’ennesimo rinvio della Conferenza, ad ottobre, così motivato dall’allora assessore provinciale all’ambiente Paolo Marson: “Il Comune di Cairo ha posto come pregiudiziale una posizione molto restrittiva che prevede un piano con una tale quantità di controlli che non sono condivisi dall'azienda nè dai nostri uffici. Occorre trovare una mediazione visto che sarebbe inutile, se non controproducente, approvare una posizione così restrittiva che poi sarebbe facilmente impugnabile dall'azienda”.

L’approvazione dell’AIA - viceversa - era stata commentata così dal direttore generale dell’Italiana Coke, Massimo Busdraghi: “Il completamento di questo complesso iter autorizzativo è stato reso possibile grazie alla collaborazione con tutti gli enti competenti che hanno contribuito a ricercare con l'azienda una formulazione del documento finale che interpreta correttamente lo spirito della legge individuando, nella realizzazione degli investimenti pianificati, i mezzi attraverso i quali continuare a perseguire il miglioramento ambientale”.

Parola d'azienda

Di diverso avviso gli ambientalisti: Comitato Ambiente Salute Valbormida, Wwf, Legambiente, Are Valbormida e Associazione rinascita Valbormida, presentano ricorso al TAR (che potrebbe essere discusso entro i primi giorni di febbraio). Nel ricorso, le associazioni chiedono una modifica dell'autorizzazione, “con particolare riferimento al divieto di introduzione nei forni delle melme, e del Pet coke, nonché il monitoraggio in continuo dei fumi ai camini, e il controllo della cosiddetta ''torcia generale'', un dispositivo d'emergenza legato allo scarico dei gas, che non dovrebbe funzionare in continuo”. Ottica che, anche a fronte di una lunga serie di segnalazioni e dei sopralluoghi della Procura, un po’ a sorpresa - visto che è la prima volta che avviene a Cairo - viene in un certo senso condivisa dal Comune.

Lo scorso luglio il sindaco Fulvio Briano firma un’ordinanza (che sarà poi ovviamente impugnata dall’azienda) che in sostanza vieta l'infornamento di melme e residui di produzione, mentre insieme alla stessa Regione, con l’assessore all’ambiente Renata Briano, chiede alla Provincia di riaprire l'iter autorizzativo dell'AIA per una sua revisione.

In un comunicato congiunto Comune-Regione, si sottolinea: “a seguito dei sopralluoghi effettuati a giugno dall'Arpal, sono emerse delle incongruenze fra quanto previsto dall'AIA e quanto effettivamente attuato dall'azienda. E in attesa del nuovo atto provinciale che richiede un certo tempo per essere revisionato, l'ordinanza del Comune obbliga subito l'azienda a rispettare le norme in materia ambientale. In particolare le difformità rilevate, alcune delle quali segnalate anche alla Procura, interessano il riutilizzo nel ciclo della lavorazione di sottoprodotti che sconfinano nel rifiuto, l'eccessiva accensione della torcia generale e lo sversamento illecito di sostanze”.

L’Italiana Coke, come detto, impugna, però, l’ordinanza.

Così come sembra non succedere più nulla nemmeno per l’AIA, tanto che lo stesso sindaco Briano accusa apertamente la Provincia di latitanza.

Immediata replica dell’assessore Santiago Vacca, subentrato in corso d’opera a Marson in Provincia, che sottolinea come sia stato “il Comune di Cairo a muoversi con lentezza, ora che rispetti i tempi tecnici”

Controreplica di Briano: “Da luglio, quando e' stata emessa l'ordinanza impugnata, abbiamo avuto almeno due incontri ufficiali in Regione, con la Provincia rappresentata dall'assessore Garra e dall'assessore Marson: in entrambe le occasioni ho chiesto la riapertura dell'AIA. Pensavo che le riunioni formali e le richieste rivolte agli assessori da un sindaco avessero un peso, e invece mi rendo conto che con la Provincia si deve semplicemente scrivere. L’ho fatto, e da 15 giorni attendo inutilmente risposta”.

Risposta che finalmente è arrivata, anche se una data per iniziare la discussione, come detto, non è stata ancora fissata...

e.m.

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