"Se ha parlato Maruska Piredda, allora possono parlare davvero tutti. E sul caso del minore disabile loanese, recentemente allontanato dalla squadra di basket dilettantistica, l'intervento dell'Assessore regionale alle Pari opportunità ha senso solo se, alle tante parole rilasciate a mezzo stampa, fa seguito un adeguato contributo economico dedicato alla disabilità di Walter, per far sì che il giovane disabile, durante gli allenamenti sportivi, possa disporre di un preparatore atletico personale, una figura di sostegno, così come già previsto in ambito scolastico per chi ha deficit cognitivo o motorio. Sono convinto che così la Loano basket, o altra squadra limitrofa, non avrà alcun problema a far allenare il giovane atleta disabile insieme al suo fratello e ai compagni di squadra normodotati, sebbene sia riconosciuto a livello mondiale lo sport paraolimpico, con i suoi circuiti associativi e le proprie federazioni e squadre, dedicato solo a chi è disabile". Lo dichiara Eraldo Ciangherotti, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Albenga, commentando la storia del giovane disabile loanese al centro di una polemica tra Assessore regionale Piredda e squadra del Loano basket.
"Bene ha detto l'Assessore Piredda - prosegue Ciangherotti - nell'impegno a voler portare in Commissione pari opportunità la vicenda di Walter. Si renderà così conto l'Assessore regionale che, nello sport per i disabili, la Regione Liguria può finalmente cominciare a fare qualcosa di concreto, al di là delle tante parole registrate nel tempo e delle non poche convocazioni di commissione già effettuate, per andare incontro ai grandi disagi che quotidianamente vive chi è portatore di medie o gravi disabilità. Impianti sportivi da riadeguare insieme al reperimento di figure professionali di sostegno atletico sono l'unico reale impegno, nello sport per tutti, che dovrebbe emergere dall'approfondimento in Commissione Pari Opportunità".
"A chi chiede, poi, di non politicizzare il “caso” per evitare il pressappochismo, vorrei ricordare che sono i genitori stessi del giovane disabile ad aver voluto portare il caso sotto i riflettori dell'opinione pubblica, invocando l'intervento degli organi politici regionali. Spesso, agli Uffici dei Servizi Sociali comunali, si registra che chi ha un figlio disabile non riconosce la malattia del figlio e, a tutti i costi, lo vorrebbe normodotato, non rendendosi conto di ostacolare il rispetto e la sensibilità che un minore disabile è in grado di conquistarsi già da solo in mezzo alla società. E allora qui i consultori familiari dell'Asl potrebbero e dovrebbero fare la loro parte sulla famiglia del disabile, insieme ad un programma di adeguamento ricettivo delle strutture sportive perseguito dalla Regione Liguria".
"Senza dimenticare la necessità di opportune iniziative anche per i fratelli dei disabili, perchè non rischino usi strumentali e/o non subiscano, per scarsa attenzione ai loro bisogni, un adombramento dovuto alle rilevanti esigenze del fratello meno "fortunato". Ad ognuno dovrebbe essere offerto il miglior percorso individualizzato per realizzarsi al meglio, in una società che si vanta di integrare e sostenere tutti in egual misura". Conclude Ciangherotti.