Attualità - 21 novembre 2011, 18:05

A volte basterebbe davvero poco

La mancanza di fondi usata come alibi da parte dei Comuni?

A volte basterebbe davvero poco

La mancanza di fondi, le casse esangui, i tagli del Governo, sono una litania che ormai ognuno di noi sa a memoria, e che viene recitata come una sorta di mantra da qualsiasi amministratore comunale di fronte alle lamentele dei cittadini.

Soprattutto quando le rivendicazioni riguardano un “fattore aggiunto trascurabile” come i bambini. Dalle aree gioco attrezzate in condizioni pietose, alla mancanza di iniziative, spazi  e momenti a loro dedicati. E che la situazione di crisi globale sia tragica è obiettivamente di fronte ad ogni cittadino, così come – basta vedere un catalogo – i prezzi per attrezzature e giochi sono effettivamente elevati.

Ma proprio di fronte a tali condizioni dovrebbe prevalere la fantasia, l’impegno e l’ingegno di molti, troppi amministratori che convogliassero su tali binari lo stesso impegno profuso, a volte in maniera spasmodica, per comparire su giornali e organi d’informazione, magari per iniziative astruse fine a sé stesse, potrebbero ottenere risultati concreti e l’effettiva gratitudine della popolazione. Anche perché spesso basta anche poco.

Un esempio domenica, a Cengio, quando un gruppo di genitori dei bambini dell’asilo parrocchiale, hanno organizzato una “Festa d’autunno” aperta a tutti i bambini, e non solo a quanti frequentano l’asilo cengese. Ottenuta la disponibilità di usufruire dei locali dell’ex mensa Acna, si sono contattati i volontari dell’associazione culturale cairese “Scuolabuffo”, una “truccatrice” specializzata in bambini, e tanti giochi tradizionali e semplici, dalle collane fatte con la pasta colorata, alle foglie da attaccare su alberi di cartone, ecc, mentre le mamme che si sono adoperate per cucinare una serie di prelibatezze per merenda, da mettere in “vendita” per rifarsi delle spese. Alla festa hanno partecipato decine e decine di bambini, in un festoso, incessante eco di risate, corse e sorrisi che ha fatto bene non solo a loro, ma anche ai genitori. Soprattutto a fronte della semplicità di quello che si è offerto, e dei costi per farlo.

E a questo proposito un ringraziamento deve andare ai volontari dell’associazione culturale “Scuolabuffo” e all’impegno e  disponibilità, ma anche all’ottica della vita che li contraddistingue, ad esempio per un comandante della Polizia municipale di Cairo disposto a passare una domenica pomeriggio indossando i panni del saggio gufo, o della bella ragazza che invece di passare la domenica con amici e fidanzato si traveste da volpe, per strappare una risata a tanti piccoli spettatori.

Ed allora la domanda sorge spontanea. Se per passare una domenica insieme, facendo divertire i propri figli, serve così poco, senza accendere mutui, partecipare a seminari, richiedere finanziamenti per progetti faraonici, perché queste cose non accadono più spesso? E perché devono sempre essere i semplici cittadini ad avere le idee e a portarle avanti? Perché queste iniziative, o questi input, non arrivano dagli amministratori, dai Comuni?

E, allargando il discorso, perché viene naturale, guardando le tante cose che nelle piccole realtà come quelle valbormidesi, basterebbe poco a far andare meglio, è davvero sempre e solo un problema di fondi, di soldi, di governo?

e.m.

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