- 06 settembre 2011, 10:00

Esclusiva - Tirreno Power e il documento che non c'era: Ora gli amministratori locali non possono non sapere

Ha il timbro del primo di luglio la perizia giurata che fa a pezzi il progetto di ampliamento a carbone, carte alla mano. A commissionarla i Comuni di Vado Ligure e Quiliano, che sino ad oggi non ne avrebbero dato notizia. La diamo noi

Esclusiva - Tirreno Power e il documento che non c'era: Ora gli amministratori locali non possono non sapere

Sono i primissimi giorni di luglio. I comuni di Quiliano e Vado Ligure ricevono copia di un’ “Analisi critica relativa alla centrale termoelettrica di Quiliano e Vado Ligure (SV) di Tirreno Power”, una perizia giurata che in 72 pagine sviscera ogni aspetto dell’impatto della centrale a carbone su acqua, aria, suolo e salute.

Perchè questa perizia viene consegnata ai due Comuni? Perché sarebbero stati loro stessi a richiederlo. Alla voce “Comittente” in copertina, leggiamo: “Comune di Quiliano - Comune di Vado Ligure”.

A redigerla sono i dott. Stevanin, Marangoni, Ciarallo e Barbiero della società T.e.r.r.a. Srl di S. Donà di Piave, la stessa che aveva redatto un’altra perizia in merito per conto della Onlus “Uniti per la Salute”.

Alle 9:30 del primo luglio scorso il perito Marco Stevanin innanzi al Cancelliere del Tribunale di Venezia giura “di aver bene operato al solo fine di far conoscere la veritò”. Un perito, quando giura, si gioca la faccia e la carriera, ed è anche per questo che siamo di fronte ad un documento sostanziale rimasto quantopare - ad oggi - chiuso nei cassetti dei due Comuni.



Il documento è un .pdf criptato e non copiabile ma correndo il rischio di ritardarne la pubblicazione possiamo trascriverne alcuni passaggi salienti.

A pag 10 ad esempio troviamo “emerge chiaramente che alcuni elementi non sono stati rilevati e valutati, oppure sono stati analizzati superficialmente in modo non corretto. Questi aspetti rappresentano lacune forti, limiti specifici e gravi carenze nello Studio di Impatto Ambientale (S.I.A.) che lo rendono [il SIA, ndr] NON CONFORME a quanto previsto dalla normativa vigente in materia”

Secondo la perizia il mancato percorso divulgativo sul progetto violerebbe 'solamente'

- 2 direttive CEE

- una convenzione Internazionale

- quattro leggi italiane

- un DPR

- cinque decreti legislativi

- cinque circolari ministeriali

“i tre concetti di Informazione, Partecipazione e Consenso, previsti nella normativa [vedi documento, ndr] sono stati disattesi dall’approccio del soggetto proponente”.

Ma questo è niente.

Nello Studio di Impatto Ambientale “NON sono stati analizzati e mancano quindi: l’opzione zero (…) reali alternative di progetto come il gas naturale (…) la valutazione complessiva degli impatti”

E siamo solo a pagina 13

“Gli studi e le analisi per la conoscenza del proprio ambito d’intervento non sono adeguatamente approfondite e complete: MANCA un’analisi accurata delle componenti ambientali, MANCA una valutazione dell’impronta ecologica, MANCA un’analisi costi-benefici ambientali (ECBA)”


Un salto a pag. 19 e troviamo: “Gli strumenti di pianificazione e programmazione più significativi che sono stati considerati E CON I QUALI IL PROGETTO E' IN CONTRASTO sono:

- Piano Energetico Ambientale Regionale (PEARL)
- Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Savona (PTCP Savonese)
- Piano Regionale per la qualità dell’Aria (PRQA)”

Infatti:

“Il progetto in esame NON possiede tutti i requisiti richiesti dal PEARL per poter essere realizzato in coerenza con le previsioni, gli indirizzi, e le azioni contenute nello strumento preposto alla pianificazione e programmazione sostenibile del settore energetico nel territorio regionale”

E già solo con questa, il buon Burlando, come può dirsi d’accordo con qualcosa che non rispetta un piano regionale?

Di più:

“il progetto in esame NON possiede le condizioni (…) necessarie per la realizzazione di impianti energetici di grandi dimensioni (potenza superiore ai 300 MW)

- Non vi è alcun accordo con gli enti competenti [apparentemente, ndr]

- L’area non è compresa tra le APEA e NON vengono applicati i criteri previsti dalla normativa regionale in materia;

- NON ci sono reali mitigazioni (…) e compensazioni per la tutela e il risanamento ambientale;

- NON sono previsti o evidenziati interventi, convenzioni, accordi connessi di sostegno all’imprenditoria locale in termini di fornitura agevolata di energia per le attività produttive locali;

- NON è prevista la dismissione di impianti connessi al ciclo del carbone.”

Tiriamo il fiato, e due colpi di tosse.

Siamo solo a pagina 22, e seguono tutte le spiegazioni scientifico normative referenziate, quelle che probabilmente Regione, Provincia e Comuni interessati ignoravano, o potevano dire di ignorare fino al ricevimento di questa perizia.

Poi due piccoli riquadri, ad evidenziare un altro passaggio, preceduto da premesse e seguito da dettagliatissime motivazioni:

Dall’analisi della documentazione il progetto in esame NON è in linea con gli indirizzi congiunti di PEARL e PRQA [piano energetico e piano qualità dell’aria, ndr], in termini di uso razionale delle risorse, miglioramento della qualità dell’aria, riduzione delle emissioni e dei gas serra, aumento delle fonti energetiche rinnovabili”

E subito dopo: “Il piano evidenzia inoltre un elemento fondamentale per comprendere il quadro in cui si inserisce il progetto in esame, ovvero in un contesto di surplus produttivo di energia, in particolare prodotta da fonti fossili e non rinnovabili che necessita di essere rivisto e razionalizzato

E siamo solo ad un terzo della perizia giurata, datata 1 luglio 2011. Possono gli amministratori dire di non sapere? Che fine ha fatto questo documento, una volta raggiunti i destinatari? Per quale motivo non è stato immediatamente portato all’attenzione dell’opinione pubblica e della cittadinanza?

(Fine prima parte. Continua...)

mpm

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