Attualità - 10 agosto 2011, 18:03

Lo scrittore Castellazzi in un aneddoto: "perche' la statua di Toto' dovrebbe venire qui a Finale"

“Di Totò ho un ricordo indelebile. Questa la testimonianza del noto Barman Finalese Angelo Vinotti, attraverso il suo “Racconto vero” “Il Principe”, trascritto nel libro “Cunta” “Storie vere di Finale” (ormai esaurito) di Gabriello Castellazzi. (libro che ha narrato di altri Personaggi presenti a Finale: Primo Levi, Alexander Fleming, Federico Fellini, Vladimir Nabokov ecc.)

Lo scrittore Castellazzi in un aneddoto: "perche' la statua di Toto' dovrebbe venire qui a Finale"

Angelo era impegnato a mettere ordine nella sala del Bar Splendor, un locale elegante affacciato sul lungomare di Finalmarina. Era il 1959 ed in quel periodo l’Autostrada dei Fiori non era ancora stata costruita; l’unica strada che si poteva percorrere lungo la costa ligure era la Statale Aurelia.

Tutti quelli che attraversavano Finale in auto, giungendo sia da levante che da ponente,  cedevano alla tentazione di costeggiare. Facendo una piccola deviazione, potevano seguire il pittoresco  “Viale delle Palme”  all’epoca già famoso per i giardini e le imponenti file di piante esotiche che separavano le case dalla spiaggia.
Il giovane Angelo frequentava la scuola come tutti i ragazzi della sua età, ma nell’estate si dava da fare e lavorava come cameriere.

Nel pomeriggio a volte lo lasciavano solo. Allora lui riordinava tutto e aveva anche l’incarico di accogliere i pochi clienti. Un impegno di responsabilità  essendo, come si dice, alle prime armi. In una giornata calda di inizio estate, proprio davanti al Bar Splendor si fermò una bellissima Thunderbird . Le tendine  chiudevano tutti i finestrini e non si poteva vedere al suo interno. Lungo Via San Pietro a quell’ora  non passavano molte auto e Angelo, un po’ sorpreso, vide aprirsi la portiera e dalla vettura scendere un signore in livrea il quale si avvicinò con passi decisi al banco del suo bar.

“Per cortesia, può portare un caffé al Principe?”
“Subito!” – fu la risposta.
Nel preparare il caffé Angelo immaginava, nascosto dietro le tendine dell’elegante automobile, un  principe indiano, oppure un nobile arabo o forse un rampollo del vicino Principato di Monaco. In quei pochi minuti la fantasia del giovane barista volava, ma nello stesso tempo con molta attenzione preparava tutto l’occorrente. In un servizio così importante non si potevano fare sbagli. Ovviamente già  indossava la sua bella camicia bianca con farfallino.

Appena pronto, con il caffè fumante, seguì l’elegante maggiordomo-autista che, rimasto in attesa,  gli faceva ora strada per raggiungere l’auto. Con gesto signorile venne aperta la portiera. Angelo, introducendo il vassoio nello spazioso vano della vettura, potè finalmente guardare in viso il misterioso ospite. Un attimo dopo rimase di stucco:  davanti a se vedeva il viso strano e inconfondibile di “Totò”. Proprio lui, il famoso attore, il Principe De Curtis in persona.
Angelo, nonostante l’emozione, con calma e mano ferma porse il caffé. Il Principe Totò prese delicatamente la tazzina e, sorseggiando con grande signorilità il suo caffè intanto osservava i passanti sul viale a mare.                    

Si sa che il momento del caffè è un rito per un “nobile napoletano”. Terminata la degustazione il grande attore appoggiò la tazzina sul vassoio.                                         

Con un gesto elegante fece poi scivolare vicino alla tazzina una bella banconota.
“Grazie, grazie, Principe.” Si richiuse la portiera. Il maggiordomo-autista, sistemate per bene le tendine, avviò il motore : la lussuosa vettura partì silenziosamente così come era arrivata.

Quel giorno, Angelo, di tutto si sarebbe aspettato, ma non di trovarsi di fronte al mitico Totò che,  come nell’inquadratura  di un film, sorseggiava il suo caffè davanti al Bar Splendor.

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