Savona - 25 marzo 2011, 06:55

"La convergenza: mafia e politica nella seconda Repubblica" (di Francesca Varaldo)

Un'alunna del Liceo artistico scrive per Savonanews dopo la presentazione del libro di Nando Dalla Chiesa, a cui sono stati invitati gli studenti di diverse scuole superiori

"La convergenza: mafia e politica nella seconda Repubblica" (di Francesca Varaldo)

Era il 23 marzo 2011. S.M.S  "A.Tambuscio" di Savona. Motivo: presentazione del libro  “La convergenza: mafia e politica nella seconda Repubblica” (editore Melampo, 2010) La Voce Nando dalla Chiesa.

In apertura si è tenuta una cena a scopo benefico organizzata dalla S.M.S. : il ricavato, infatti, verrà devoluto alla comunità di S.Benedetto al porto di Genova, fondata da don Andrea Gallo.
Molti erano i partecipanti e di diversa fascia d’età. Ciò fa notare quanto l’argomento trattato diventi sempre più attuale e come a poco a poco anche i giovani ne stiano prendendo coscienza.
E’ infatti importante che l’informazione parta dai giovani, che rappresentano il futuro della nazione, in modo da poter cambiare la mentalità mafiosa e riuscire a combattere davvero la mafia.
Questo è il motivo per cui si è deciso di coinvolgere in questo evento anche gli studenti di varie scuole superiori che hanno potuto confrontarsi con l’autore porgendogli domande, dubbi e riflessioni.
Il risultato è stato notare come gente diversa, di età e cultura differente abbia in fondo uno scopo comune: sconfiggere l’illegalità e la criminalità organizzata.
Molto sentite sono state le parole dello scrittore che sta dedicando l’intera vita allo studio e alla lotta contro mafia, camorra e ‘ndrangheta  e che ha manifestato con molta passionalità i suoi ideali.
Nel libro egli analizza tutta una serie di convergenze che ci sono tra Mafia e Stato.  
Non è soltanto la mafia a volere uno stato più debole o a chiedere meno legalità: anche diversi poteri economici e politici hanno lo stesso scopo.
La mafia e questi poteri non necessariamente si mettono d’accordo, ma hanno un fine comune che li porta nella stessa direzione. C’è una convergenza.
E ce n'è una anche nel non desiderare una stampa libera.
Nel nostro paese non c’è mai stata una grande libertà d’informazione. Non ci sono, infatti giornali liberi e il giornalismo d’inchiesta è guardato con diffidenza.
La mafia ha ucciso 8 giornalisti, l’ndrangheta soltanto nel 2010 ne ha intimiditi 80. Saviano (autore di “Gomorra”) è costretto a spostarsi accompagnato dalla scorta.
Persino i blogger vengono intimiditi.
E’ da tenere presente questa convergenza a livello generale perché tutto ciò che accade non sarebbe possibile se ci fosse più informazione e maggiore amore per il rispetto delle leggi. Ci sono addirittura convergenze linguistiche che nascono dall’impoverimento del linguaggio. Bisogna capire che è questa la vera forza della mafia, che il potere della mafia sta fuori e non solo all’interno di essa.
La vera forza sta in una società legale che va nella stessa direzione da loro richiesta.
Una volta capito questo si capisce anche che ognuno di noi può fare molto.

In realtà ci sono due “eserciti sociali” che si confrontano: quello dell’illegalità con la mafia, i loro professionisti, i loro imprenditori, i loro intellettuali, i loro elettori, e quello della legalità, fatto di persone che cercano di interpretare gli ideali di libertà e giustizia. In questi eserciti tutti giocano la loro partita e nessuno si tira indietro.
Anche noi possiamo essere un ”esercito sociale” e combattere la criminalità:  la cosa che serve di più è fare il proprio dovere.
La lotta alla mafia è la lotta contro le proprie paure, contro la propria solitudine, contro la consapevolezza di dare fastidio.
Purtroppo, quando si è soli a fare il proprio dovere, esso può costare anche la vita.
Ecco che allora coloro che sono disposti a compiere il loro dovere appaiono ai nostri occhi come eroi, come persone in grado di spingersi un passo avanti agli altri. Ma non è così.
Essi non fanno un passo avanti, stanno al loro posto. Sono gli altri che, quando succede qualcosa di grave, invece di fare il loro dovere fanno un passo indietro.
Chi fa il proprio dovere si trova così in una condizione di solitudine ed isolamento.
La lotta alla mafia consiste anche nel vedere i fatti, nell’analizzare la storia.
Venne presentato un documento in cui veniva richiesta la fine del carcere duro da parte dei mafiosi ricordando agli avvocati gli impegni presi. Sono molte le azioni della mafia che rimangono nell’ombra, ma bisognerebbe avere il coraggio di vedere e divulgare i fatti.
Purtroppo chi si espone e cerca di combattere la mafia si trova senza aiuti e protezioni e addirittura ostacolato dagli stessi colleghi.
Emblematica è la frase detta da Giovanni Falcone nel suo libro “cose di Cosa Nostra”: "certe volte questi mafiosi mi sembrano gli unici essere razionali in un mondo popolato da folli”.
Chi non fa bene il proprio dovere è mette i proprio interessi davanti a tutto è un traditore della patria, perché non fa altro che favorire la crescita e il potere dell’illegalità.
Questa è la convergenza.

Francesca Varaldo, alunna del Liceo Artistico di Savona

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