Anzi, a dire il vero in alcune zone, pochissime.
In piazza Mameli, UNA.
“Non c’è più patriottismo! – si lamentava una signora in panetteria – Io la bandiera ce l’ho, ma nella mia via sono stata l’unica a metterla!”. Così, intanto che scattavamo le foto, abbiamo provato anche a chiedere a qualche passante e a qualche commerciante le loro impressioni su questa festa. Nonostante le interviste siano state fatte assolutamente a caso, le risposte sono state praticamente unanimi. “L’Unità d’Italia è una cosa importante, la sento come una cosa importante – è la risposta di Adele – Ma “questa” Italia non è quella che vorrei, di cui vorrei essere orgogliosa. No, non ho esposto alcuna bandiera: non me la sento di dichiarare un patriottismo che in questo momento non provo”.
“Io l’ho messa, la bandiera – commenta Marco – ma solo per far capire ai leghisti che l’Italia è una e deve essere UNA, altro che nord e sud e Padania e terronia! Però, se sento questa festa? Mica tanto. Come si fa a festeggiare un’Italia unita che in realtà non è unita per niente? Se si levano di torno i leghisti, allora sì che festeggio!
E non sono comunista, io! ” Più amara ancora la risposta di Franca, commerciante: “Volevo fare una vetrina tricolore, ma ho lasciato perdere: cosa c’è da festeggiare, con quello che sta succedendo? Il terremoto in Giappone, le rivolte in Africa… invece di far festa perché siamo uniti tra noi, dovremmo essere un po’ più uniti al resto del mondo: aiutare di più chi ne ha bisogno.
Quei poveretti in Libia li stiamo lasciando massacrare senza far niente…e noi festeggiamo?
”
Infine, Lucia, anche lei commerciante: “150 anni, un traguardo importante. Ma sono stati 150 anni di mangerie, di tragedie, di terremoti senza ricostruzione, di bancarotte, di crisi economiche sulla pelle dei piccoli risparmiatori. L’Unità d’Italia la sento, certo che la sento: ma altri 150 anni così non li vogliamo. Speriamo che l’Italia si unisca anche nel dire NO a chi specula, da sempre, sulle nostre vite”.