Attualità - 04 marzo 2011, 09:45

Ad un mese dal sequestro di Savonaeponente, parla Valeria Rossi. Donna Savonese

Spesso i siti internet si fanno concorrenza tra loro. Altri sono "scomodi". Crediamo sia doveroso offrire alla collega Valeria Rossi, editrice del giornale on line "Savonaeponente.com" (piaccia o meno una delle voci fuori dal coro di questa provincia) semplice ospitalità sulle nostre pagine

Ad un mese dal sequestro di Savonaeponente, parla Valeria Rossi. Donna Savonese

Cominciando con una vicenda, la Sua, che dopo quasi un mese di calvario sta diventando difficile da credere ed anche da raccontare. La Parola, e il nostro benvenuto, a Valeria:

 

"Il mio nome è Rossi. Valeria Rossi.


Sì, lo so che James Bond suonava meglio: però ognuno ha le spie che merita. E anche gli eversivi, i terroristi, gli aspiranti omicidi che merita. La sottoscritta Valeria Rossi, nei giorni scorsi, è stata scambiata per una di queste cose qua (o magari tutte, e anche qualcuna in più), a causa di due colpe gravissime:

a) aver pubblicato un articoletto satirico (e pure bruttino, devo dire: era un “tappabuchi “scritto di corsa in un giorno in cui il giornale era un po’ moscio) sul nostro Premier, in cui si ipotizzava che il premier fosse un pericoloso alieno che aveva ipnotizzato mezza Italia;

b) aver ereditato il fucile da caccia di mio padre nel 1986.

Sì, proprio 25 anni fa (venticinque). In più io l’avevo ceduto due giorni dopo averlo ereditato, perché - come sa chi mi conosce - le armi mi fanno orrore (e la caccia ancora di più). 

Purtroppo alla Polizia postale di Bologna questo piccolo particolare non risultava: così, facendo una normale indagine sul web alla ricerca di parole chiave sospette, hanno trovato un titolo allarmante, hanno creduto che avessi pure un fucile e hanno fatto due più due uguale cinque. "Abbiamo trovato una matta,  armata e pericolosa: corriamo a fermarla!" avranno pensato.

Mi è arrivata in casa la Digos in forze.

In dieci, sono venuti: armati (per davvero, loro) e preoccupati di chi potevano trovarsi di fronte.

Assodato che si trovavano di fronte una normale famiglia che mangiava normali mandarini seduta a una normale tavola, sono rimasti un filino spiazzati: ma sono bastati cinque minuti per chiarire l’equivoco, e altri cinque per scoprire nome-cognome-indirizzo del signore che si era preso il benedetto fucile nell’86.

Dopo un quarto d’ora, con i ragazzi della Digos – che sono stati davvero gentilissimi -  ridevamo e scherzavamo,  anche se loro hanno dovuto fare il loro dovere fino in fondo e quindi mi hanno perquisito casa e sequestrato tutto il materiale informatico, pure quello di mio figlio che non c’entrava nulla. 


E mi hanno oscurato il giornale, nonostante la richiesta di sequestro preventivo fosse solo per il “blog di Valeria Rossi”, che in realtà sarebbe solo una  parte del giornale (una parte molto piccola: quella che riservo, appunto,  al cazzeggio politico).  
La storia è finita su tutti i giornali e perfino in Tv: addirittura sul TG5, wow.
Che gran servizio.

Siccome la fonte era stata un lancio dell’ANSA non esattamente chiaro, qualcuno ha capito l’equivoco e ci ha sghignazzato sopra, mentre qualcun altro ha scritto che “una tizia di Savona avrebbe aperto un blog per manifestare l’intenzione di uccidere il premier, dipingendolo come un alieno”: insomma, mi hanno fatto passare per una specie di demente davvero convinta che Berlusconi fosse il fratello brutto di ET.
Fin qui credo che ormai sia storia nota a tutti: e a guardarla bene, è una specie di barzelletta. Mi ha riso dietro e davanti mezzo mondo (e ben mi sta, così imparo a scrivere una cretinata nel momento storico sbagliato): ma speravo che, una volta chiarito l’equivoco, tutto si sarebbe risolto in tempi rapidissimi. 


Invece la parte davvero comica (per gli altri: per me è un incubo!) doveva ancora cominciare.


Infatti  il GIP di Bologna non ha convalidato il sequestro preventivo del sito, mentre per la parte che riguardava il materiale ha passato la competenza territoriale a Savona.
Il magistrato di Savona, appena letta l’istanza del mio avvocato, ha firmato immediatamente il dissequestro del materiale… ma per il sito non poteva firmare nulla, perché in realtà non era mai stato sequestrato.


Anche la trafila per riavere il materiale non è stata esente da piccoli intoppi, però, considerati i normali tempi della giustizia italiana, i computer li abbiamo riavuti molto velocemente. 

Per il sito è stato – ed è ancora – un altro paio di maniche: infatti Aruba, titolare del server, aspetta che la Polizia postale le comunichi il dissequestro… solo che la Polizia postale non può farlo, perché nessuno  l’ha comunicato a lei. Perché? Perché la Procura di Bologna sostiene di non poter firmare istanze di dissequestro, visto che il sequestro non è mai stato convalidato e quindi per loro non esiste, mentre quella di Savona non ha neppure ricevuto il fascicolo relativo al sito (sempre perché, appunto, il sequestro non è stato convalidato a Bologna) e quindi non può dissequestrare nulla.

Morale della favola?

Il sito resta oscurato “preventivamente”, perché Aruba è ancora in attesa di sapere cosa succederà dopo, mentre tutti gli altri sostengono che “dopo” non è successo niente, il sequestro in realtà non c’è stato e  quindi non c’è bisogno di sbloccarlo. 
Però il mio giornale non riappare, e la libertà d'espressione - per chi prova a collegarsi con savonaeponente.com - resta dietro questa umiliante schermata.

 

 

Sono giorni e giorni che bombardo di telefonate e fax tutti quanti: Aruba, la Polizia postale di Bologna, il mio avvocato. Un esaurimento in questi casi non basta.
Ma parlare con l’ufficio legale di Aruba è impossibile: si parla sempre e solo con i call center, popolati  da ragazzi carinissimi e pieni di buona volontà che però non sanno che pesci pigliare. Ragazzi sempre diversi, ai quali ogni volta devo raccontare tutta la storia dall’inizio, tanto che ormai mi sembra di essere un disco rotto.

Loro ogni volta ascoltano, prendono nota, chiamano l’ufficio legale per misteriose vie interne alle quali io non posso accedere e poi mi dicono che l’ufficio legale aspetta  il “via libera” dalla Postale.


In questo modo è passata un’altra settimana.


Quando ero ormai idrofoba, con la bava alla bocca e gli occhi fuori dalla testa, sull’orlo della pazzia (vera, questa volta!) e sul punto di mettermi davvero in caccia (disarmata!) degli alieni che indubbiamente hanno invaso la burocrazia italiana, l’ispettore della Polizia postale di Bologna (che è un santo, giuro!), un po’ perché non ne potrà più di sentirmi, ma un po’ anche perché sa bene che i dati sbagliati a proposito del fucile sono stati all’origine di tutto, ha promesso che si sarebbe impegnato personalmente per cercare di ottenere la benedetta comunicazione ufficiale del NON-sequestro.


Non spettava a lui darsi da fare: ma siccome in realtà nessuno ritiene che spetti a nessuno,  lui  ha deciso di provare a sbloccare questo stallo assurdo ed io ho tirato un sospiro di sollievo che dev’essersi  sentito davvero fino a Marte…ma solo fino a ieri sera, quando l’ispettore mi ha telefonato dicendomi che purtroppo non aveva potuto fare le telefonate previste, perché l’avevano incastrato in una riunione lunghissima, poi aveva avuto una giornata piena di impegni… e mo’ se ne andava in ferie per tutta la settimana, perché era stanchissimo e distrutto.

E il mio sito? Il mio giornale?

Se ne parla lunedì, al suo ritorno, perché non potrebbe passare la pratica, a nessun altro visto che nessun altro ha visto il fascicolo. E lui non po’ perdere una giornata a spiegare tutta la storia a qualcun altro, anche perché ovviamente gli agenti della Postale hanno cose ben più importanti di cui occuparsi.


La mia è – e rimane – solo una storia buffa, io lo capisco.
Non me la posso prendere con nessuno, anzi posso solo dire che sono stati tutti gentili e disponibili all’inverosimile: in realtà la colpa di tutto ce l’ha lo sconosciuto personaggio che si è scordato di trascrivere la cessione di quel dannato fucile
Ma chi lo ripesca, dopo 25 anni?

Così Savona e Ponente, il mio povero giornalino, rimane ancora oscurato.

Dovrebbero almeno togliere la scritta “sequestro preventivo” e sostituirla con “chiuso per burocrazia”, ma non mi azzardo a chiederlo: potrebbero volerci mesi, non si sa mai.
Quindi ringrazio “Savona news” per avermi ospitato, permettendomi di raccontare questa storia: e ai miei lettori do appuntamento a vattelapescaquando.
Spero alla prossima settimana… salvo, ovviamente, altri “impedimenti”..."
 

Valeria Rossi

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