Una delegazione di Rifondazione Comunista (Marco Ravera - Segretario provinciale, Jorg Costantino - Direzione provinciale, Furio Mocco - Responsabile Lavoro e Stefano Ressia - Consigliere comunale Cairo Montenotte) ha visitato lo stabilimento Schneider Trasformatori di Cairo Montenotte su invito della RSU impegnate in una vertenza con l’azienda sul problema dei carichi di lavoro e sulla stabilizzazione dei precari. Un incontro particolarmente interessante per i contenuti discussi ed esposti sia da parte dei componenti dell’RSU che da parte aziendale.
"L’incontro, infatti, ci ha permesso di conoscere più da vicino una realtà industriale complessa - dicono da Rifondazione -, inserita in uno scenario internazionale e multinazionale, che risulta essere a nostro parere, una delle più importanti realtà industriali dal punto di vista tecnologico e di ciclo produttivo, operanti nel comprensorio valbormidese, provinciale e regionale. Realtà produttiva “in ottima salute” e decisamente in controtendenza rispetto ad uno scenario industriale costellato di crisi e di situazioni incancrenite da anni del panorama valbormidese e provinciale".
"In questo scenario risulta ancora più incomprensibile la decisione di agire sulla precarizzazione del lavoro per raggiungere gli obiettivi di crescita conclamati, a partire dalla non regolarizzazione dei rapporti di lavoro “flessibili”. È per noi superfluo sottolineare che questa realtà industriale deve continuare ad essere mantenuta, difesa e se possibile potenziata sia sotto l’aspetto produttivo che di impatto occupazionale stabile ad essa legata. A nostro parere le nuove “sfide” produttive, poste dinnanzi alle rappresentanze sindacali, dovrebbero portare ad un aumento della produzione con l’inserimento di una nuova linea “a pressa”, devono essere parte integrante di un piano indiustriale che metta chiaramente sul piatto gli obiettivi stategici aziendali globali, soprattutto in uno scenario multinazionale e globale che annovera acquisizioni e consolidamenti produttivi anche per linee di prodotto".
"Proprio queste strategie globali - proseguono i rappresentanti di Rifondazione - hanno influenzato in passato e influenzano tuttora i livelli produttivi del polo produttivo cairese. Sottolineato il fatto che l’azienda ha dichiarato di essere interessata agli investimenti necessari ad un potenziamento della produzione mediante una diversificazione del ciclo produttivo è, tuttavia, poco credibile che tutto ciò dipenda esclusivamente dal volere dei dipendenti e della RSU ad accogliere le nuove sfide. In particolare riteniamo che perseguire le sfide “globali” mediante un ulteriore ricorso alla mano d’opera interinale, spingendosi verso un rapporto lavorativo ulteriormente precarizzato e “in affitto”, privato persino del conteggio della anzianità di precariato maturata, contrasta ed è controproducente sia rispetto ai dichiarati obiettivi aziendali di crescita produttiva e di competitività, che dei rapporti con i dipendenti e della mano d’opera che non può e non deve essere considerata come merce “usa e getta” ".
"Gli obiettivi di contenimento dei costi relativi agli scarti, il processo di miglioramento continuo di alcuni aspetti del ciclo produttivo, sottolineati anche da parte aziendale durante la visista, sono stati e sono possibili mediante la formazione di gruppi di indagine e studio sulle linee di produzione che hanno registrato la partecipazione attiva dei dipendenti e degli addetti. Ciò è stato possibile anche in presenza di un rapporto di lavoro che pone le sue basi su un contratto stabile e continuativo. Riteniamo indispensabile che l’azienda metta a disposizione un piano industriale puntuale rispetto alle strategie globali in termini di produzione e che questi obiettivi siano calati sull’unità produttiva di Cairo Montenotte. Alla luce di tali strategie riteniamo che le amministrazioni locali territoriali competenti abbiano tutto l’interesse e la disponibilità ogettiva a proporre anche soluzioni insediative alternative, se ritenute da parte aziendale, più consone ad ospitare il potenziamento produttivo dichiarato. Non è un mistero infatti che sul territorio esiste una enorme diponibilità di aree produttive anche già infrastrutturate capaci di accogliere intenzioni insediative".
"L’esperienza insegna che la globalizzazione giocata sulla precarizzazione dei rapporti di lavoro, sulla compressione dei diritti dei lavoratori e delle condizioni dei lavoratori è solo una cortina fumogena cosparsa per nascondere gli obiettivi di delocalizzazioni produttive già decise e pianificate. Il caso Volkswagen dimostra proprio che il sindacato, i lavoratori quando non sono considerati un ostacolo e un vincolo, ma una risorsa, sono le risorse giuste sulle quali investire per raggiungere grandi obiettivi di crescita sociale ed economica. Su questi obiettivi e su questi temi siamo pronti a ragionare e daremo tutto il nostro contributo, coinvolgendo anche i nostri rappresentanti istituzionali a livello regionale, per salvaguardare realtà produttive importanti e le condizioni di vita dei dipendenti" concludono gli esponenti della Sinistra.