“ La presenza di 545 detenuti in più rispetto alla capacità ricettiva massima degli istituti di pena del Lazio , rilevata al 31 dicembre, è la fotografia più nitida dell’universo carcere e dell’ anno che si è lasciato alle spalle. Oggi il nostro intento è solo quello di dare i numeri, che nella loro spietata freddezza possono valere più di qualsiasi commento. Il nostro auspicio è che questi numeri possano trovare giusta attenzione ed analisi nelle redazioni dei mass-media perché si contribuisca ad affermare una coscienza sociale rispetto al dramma penitenziario che, in tutta evidenza, non trova sufficiente attenzione da parte della quasi totalità del ceto politico, sempre più insensibile e distante verso una delle più drammatiche questioni sociali del Paese”. Così Eugenio Sarno, Segretario Generale della UIL PA Penitenziari, introduce alla diffusione di alcuni dati che aiutano a comprendere in quali criticità si dibatta il sistema penitenziario regionale.
“Al 31 dicembre in regione erano presenti 1684 detenuti ( 1603 uomini, 81 donne), con una media dell’indice di sovraffollamento attestata al 47,8 %. Savona (116,7 %) risulta essere l’istituto penitenziario, in regione, con il più alto indice di affollamento seguito da Genova Pontedecimo (80,2 %), e San Remo (69,9%). Domenica prossima, però, a Marassi saranno attivati altri due reparti (per circa 80 detenuti) senza alcuna unità di polizia penitenziaria aggiuntiva all’attuale organico. La Spezia (- 26,3%) risulta essere uno tra i 34 penitenziari che in Italia non presenta alcun indice di sovraffollamento. Occorre, tuttavia, precisare che è parzialmente chiuso per ristrutturazione. Benchè sia solo parzialmente utilizzabile il personale – rileva polemicamente Eugenio Sarno - è stato trattenuto in sede e non già , come logica e buona amministrazione avrebbero imposto , destinato al supporto di strutture in difficoltà come Marassi".
La UIL PA Penitenziari rende noti anche i dati relativi ai tentati suicidi ed altri eventi critici che si sono verificati nelle strutture di pena regionali in tutto il 2010. “Nel 2010 nei penitenziari della Liguria si sono verificati due suicidi (Genova Pontedecimo e La Spezia). Di contro, in tutti gli istituti della regione ad esclusione di Chiavari, sono stati posti in essere tentativi di suicidio per un totale di 30 (10 a La Spezia; 9 a Pontedecimo;7 a Marassi; 2 a Savona; 1 a Imperia e San Remo ). Gli atti di autolesionismo assommano a 230 (tra cui 106 solo a Marassi). I detenuti che, per protesta, hanno fatto ricorso a scioperi della fame sono risultati essere 165. Gli atti di aggressione, a dimostrazione di una deriva violenta, perpetrarti in danno di poliziotti penitenziari assommano a 26 (16 a Marassi; 3 a Pontedecimo e Savona; 2 a San Remo; 1 a Imperia e La Spezia)”.
Il futuro preoccupa, e non poco, la UIL dei baschi azzurri. “Per quanto ci riguarda non abbiamo mai mancato di rilevare e denunciare le gravi criticità che investono alcuni istituti liguri. Vi sono diverse situazioni complesse e pericolose derivanti dagli aspetti di sovraffollamento, promiscuità e spessore criminale. Marassi e San Remo su tutte. Occorrono urgentemente investimenti in mezzi, organici e risorse perché si possa ridare fiato al sistema e contribuire fattivamente a raggiungere gli obiettivi di trattamento e sicurezza. Il contingente complessivo della polizia penitenziaria in servizio negli istituti regionali dovrebbe assommare, secondo un decreto ministeriale del 2001, a 1264 unità. Ne sono presenti, invece, solo 862 per una carenza organica pari a circa il 32%, che è la più alta in Italia. Le tante, troppe, unità di polizia penitenziaria (164) effettive presso gli istituti liguri, ma destinate nei palazzi del potere romano sono un gap che si riversa per intero sulle fragili spalle di chi lavora in prima linea. Basterebbe disporre il rientro di qualche unità dalle comode poltrone romane perché l’attivazione dei due reparti di Marassi non costituisse un problema rilevante. Su questo – chiosa Eugenio Sarno - annotiamo con amarezza il silenzio di altre Organizzazioni sindacali, sempre in prima fila a gridare al vento. Evidentemente questo silenzio significa connivenza e complicità nella transumanza verso Roma”.