Varazzino - 16 novembre 2010, 00:00

Ricordo di Francesco Cilea: 60 anni fa la morte dell'illustre musicista a Varazze

“Il ricordo è del fatto come una pittura: pittura bella, se impressa bene in anima buona, anche se di cose non belle” (G. Pascoli – Primi Poemetti pag. XI)

Ricordo di Francesco Cilea: 60 anni fa la morte dell'illustre musicista a Varazze

Così il Maestro affidava l’introduzione del proprio diario di memorie 1944-1945 ai versi del poeta del Fanciullino.
Ricordi  scritti nella sua Varazze, città che lo aveva accolto nel 1905 e dove, trovato l’amore e la quiete necessaria per la composizione, si sposò nel 1909 con Donna Rosa Lavarello e  morì sessant’anni or sono, il 20 novembre 1950.
La ricerca di un oasi di tranquillità portò Francesco Cilea  in quel lontano 1905 a peregrinare lungo la riviera sia a levante che a ponente, trovando poi nella solitudine di Villa Gloria la pace per poter assolvere il suo compito verso l’editore Sonzogno, dopo il successo dell’ Adriana Lecouvreur.

Nato a Palmi di Calabria il 23 luglio 1866, scelse Varazze come sua seconda patria. Cilea intraprese giovanissimo lo studio del pianoforte e già a nove anni  aveva scritto due pezzi per questo strumento. Notato da Francesco Florino, illustre storico e bibliotecario del Conservatorio di Napoli, fu inviato ad intraprendere gli studi presso il medesimo conservatorio convincendo i genitori, Avv. Giuseppe Cilea e Donna Felicia Grillo, a non avviarlo agli studi forensi.
A tredici anni studiò col professore Beniamino Cesi in pianoforte, contrappunto e composizione con Paolo Serrao  diplomandosi nel 1889. In quegli anni di studio intenso, meritatosi il primo incarico di “mastricello”, cioè primo alunno del collegio, presentò quale saggio finale l’opera “Gina” eseguita al teatro del Conservatorio.
Questo lavoro attirò l’attenzione dell’editore Sonzogno che gli commissionò l’opera in tre atti “Tilda” su libretto di Zanardini.
Fu rappresentata con grande successo il 7 aprile 1892 al teatro Pagliano (poi Verdi) di Firenze. Il 27 novembre 1897 al lirico di Milano era la volta dell’Arlesiana, dal dramma di Daudet, interprete principale fu il giovane tenore Enrico Caruso.
Il 6 novembre 1902 un altro importante trionfo attendeva il Maestro al lirico di Milano: “Adriana Lecouvreur” su libretto di Colautti ricavato dall’opera di Eugenio Scribe.
L’esecuzione venne affidata ad artisti insuperabili quali: Pandolfini, Ghibaudo, Caruso, De Luca.  L’opera fu replicata per ben tredici sere consecutive e subito dopo, nel 1903, apparve sulle scene di dodici teatri in Italia e tredici all’estero tra cui Buenos Aires – sotto la direzione di Toscanini – e a Varsavia con l’interpretazione di Villincioni.
Nel 1907, il 15 aprile, sotto la direzione di  Arturo Toscanini, ebbe battesimo l’ultima opera lirica composta da Cilea: “Gloria”, su libretto di Colautti, pensata nella quiete di Varazze.
Oltre alle opere teatrali, numerosi i lavori del maestro: poemi sinfonici, composizioni vocali e per strumenti, composizioni per pianoforte ed alcune trascrizioni e revisioni.
Certo che per porre tra i grandi del ‘900 il Maestro Francesco Cilea solo basterebbe quel canto di tormento che è il celebre “Lamento di Federico” pagina di musica immortale dell’Arlesiana.

In questo breve profilo, pur se incompleto ma dovuto alla memoria del Grande Genio Cilea, non si può tralasciare l’impegno che il Maestrò prodigò nella formazione di giovani artisti, compositori e musicisti : incaricato dell’insegnamento già presso il Conservatorio di Napoli, all’Istituto Musicale di Firenze, direttore del Conservatorio Bellini di Palermo e del Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli dove fondò il Museo Storico Nazionale.

Per oltre quart’anni Francesco Cilea soggiornò a Varazze dove trovò soprattutto l’amore della giovane Rosa Lavarello, figlia di una famiglia di costruttori navali, sposò il Maestro nella chiesetta del Santuario della Santissima Trinità il 26 giugno 1909.
Da allora la dimora di Cilea divenne la splendida cornice ottocentesca “Villa Lavarello” denominata poi anche “Villa Cilea” fu donata dalla vedova alla S.I.A.E. , quale patrimonio della nazione, così come i diritti sulle opere di Cilea alla morte della consorte furono lasciati alla Casa si riposo per musicisti Giuseppe Verdi di Milano.
In questi anni Varazze ha ricordato più volte l’illustre Maestro: concerti, rappresentazioni, pubblicazioni, visite alla splendida dimora (tutt’ora di patrimonio della S.I.A.E. che però in altri anni ed occasioni maggiormente è riuscita a valorizzare), ove è possibile ammirare oltre ai magnifici affreschi del De Servi, reperti del maestro ed il prezioso pianoforte e coda trova spazio centrale dell’antico salone.
In ultimo dal 2008 il premio per la lirica Francesco Cilea – Città di Varazze a cura del Coro Polifonico Beato Jacopo. Di Cilea un busto adorna i giardini della passeggiata a mare prospiciente Villa Lavarello e sempre al Compositore venne dedicata una via del centro verso ponente.
Di quegli anni gloriosi della “bella epoque” Varazzina non rimane più molto e forse nemmeno più la tanta preziosa quiete, sobria quanto operosa: chiusi i Teatri, le sale di prova, i cinema e le rotonde.
Alle prime ore della mattina di quel 20 novembre, dal tempo uggioso, le cronache ricordano piovesse a dirotto, là in riva al nostro mare Francesco Cilea chiudeva questa vita terrena , confortato dell’amore della Signora Rosa, “ la dolce, amatissima, inseparabile e ideale compagna della mia esistenza”.

In chiusura, tratto dal Gazzettino di Varazze del 15 giugno 1966 – in occasione dei festeggiamenti per il centenario della nascita di Cilea – l’onore della Cittadinanza che Varazze volle conferire al Maestro – 24 giugno 1950 , preceduta da breve ritratto del tempo del nonno dello scrivente, Benedetto  Tino Delfino, che ebbe la fortuna di essere amico personale del Mestro e della Signora Rosy,  che ritrasse in numerosi articoli e biografie  (ultima “Francesco Cilea a Varazze – Città di Varazze – 2005 DGS Grafica”).

Lorenzo Grazioli Gauthier

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