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Attualità | 25 aprile 2025, 07:30

80 anni fa la Liberazione: 5 partigiani savonesi che vennero uccisi il 25 aprile del 1945

L'Archivio di Stato di Savona ha pubblicato alcuni estratti dei documenti del Distretto Militare di Savona dei partigiani caduti

80 anni fa la Liberazione: 5 partigiani savonesi che vennero uccisi il 25 aprile del 1945

Giuseppe Frumento, Giuseppe Garbarini, Ambrogio Isnardi, Giovanni Magistri e Domenico Moret.

5 savonesi, 5 partigiani che vennero uccisi il 25 aprile del 1945. Il giorno della Liberazione.

Frumento, 22 anni, di Savona, nome di combattimento "Saetta" della Divisione Antonio Gramsci cadde in combattimento contro i nazi fascisti. Garbarini, 32 anni, era nella stessa divisione di Frumento e cadde in azione. Isnardi di Leca d'Albenga, 24 anni, partigiano "Pierin",  sesta divisione, seconda brigata, morì in combattimento a Savona. Magistri, 56 anni, fu trucidato per rappresaglia a Noli. Moret, partigiano "Caporale", 38 anni, Brigata Sap Vincenzo Pes, perse la vita in combattimento.

A ricordarli l'Archivio di Stato di Savona che ha pubblicato alcuni estratti del Distretto Militare di Savona dei partigiani caduti.

"Abbiamo deciso di celebrare questo 80° anniversario della Liberazione, segnato anche da un lutto attuale, quello per la scomparsa del Pontefice, che ci spinge ancora di più ad una riflessione sul peso delle idee e sull'importanza delle scelte, ricordando coloro che sono caduti proprio quel giorno, il 25aprile1945: tre buste del Fondo Distretto militare di Savona sono infatti dedicate ai partigiani e alle partigiane deceduti in combattimento o comunque per cause di guerra. Persone che non hanno avuto modo di vedere il risultato del loro sacrificio, in quanto estremo e a cui dobbiamo un doveroso pensiero e un momento di ricordo, insieme a tutti e tutte coloro che scelsero la resistenza in quei tragici mesi successivi all'8 settembre 1943" dicono dall'Archivio di Savona.

"Non potendo citarli tutti scegliamo alcuni nomi tra quelli che, per ironia della sorte, sentirono solo lo 'squillo di tromba' dell'insurrezione generale proclamata dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, pubblicando le schede con i dati relativi alla brigata di appartenenza e la data della morte. In alcuni casi è riportato anche lo pseudonimo di battaglia. Come partigiani combattenti furono considerati 'presenti alle bandiere' - continuano - A chi scrive, sfogliando i documenti con i nomi di queste persone, molte di non più di vent'anni, emerge chiarissima l'importanza di queste carte per riflettere sul significato profondo della Festa di Liberazione: al di là di proclami, discorsi e manifesti, restano i nomi e cognomi di coloro che persero la vita pensando che tutto quello che stavano affrontando aveva raggiunto il suo culmine e quindi bisognava resistere ancora un po', fare un ultimo sforzo per ottenere il risultato...la conquista della pace e della libertà. Per loro, forse, un più prosaico ritorno ad una vita normale. La speranza di un futuro. Loro non ne hanno goduto, ma ne hanno fatto dono a noi. E siamo noi, ora, responsabili di questi doni per chi verrà dopo. La domanda che bisogna porsi è: lo siamo?".

Luciano Parodi

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