Il 15 aprile 1945, a poche settimane dalla fine della Seconda guerra mondiale, si consumò uno degli episodi più tragici e dimenticati della Resistenza ligure: l’eccidio del Passo del Ginestro. A distanza di ottant’anni, si ricordano con dolore e commozione i 29 civili uccisi brutalmente dai soldati tedeschi della Wehrmacht nel piccolo borgo dell'entroterra savonese a cavallo con l’Imperiese, in quello che fu senza dubbio un crimine contro l’umanità.
Nel paese di Testico, all’epoca composto da meno di 300 abitanti, in contesto di calma apparente, si consumò una rappresaglia feroce e sproporzionata, segno della brutalità cieca che accompagnò gli ultimi mesi del conflitto. Alle prime luci del 15 aprile, tre colonne tedesche mossero da Cesio e Vellego, circondando la frazione di Ginestro. Iniziò così un rastrellamento casa per casa. Venti civili vennero arrestati e legati con corde recuperate nelle stalle. Tra loro anche Costantino Vairo, un ragazzo di appena 14 anni che avvistata la colonna tedesca mentre pascolava gli animali cercò di dare l’allarme ma venne catturato.
Contemporaneamente, a Testico, durante la messa domenicale, altri abitanti furono radunati all’esterno della chiesa, mentre i soldati continuavano le perquisizioni per le vie del paese. Alcuni riuscirono a nascondersi, altri a raggiungere i partigiani sui monti. Alle 9 del mattino si udirono i primi spari: iniziarono brevi scontri a fuoco con i partigiani. I prigionieri tentarono la fuga, ma i tedeschi risposero usando civili come scudi umani.
In un episodio particolare, presso l’osteria del paese, un soldato tedesco lasciò fuggire un civile nascosto in cantina, dicendogli: “Via, via presto. Questa sera kaput!” Una frase che, col senno di poi, suonò come un oscuro presagio. I prigionieri furono costretti a marciare verso Cesio. La colonna si fermò presso il poggio di Costa Binella, dove si consumò l’atrocità. Tre giovani furono rilasciati, ma gli altri — uomini, donne e ragazze — subirono un destino orribile. Gli uomini furono fucilati da distanza ravvicinata. Le donne vennero violentate, seviziate e infine uccise con la baionetta, con ferocia disumana. I soldati tedeschi si ritirarono rapidamente. Solo diverse ore dopo i civili nascosti nel territorio osarono uscire e si trovarono davanti a una scena di orrore indicibile. I corpi, tumefatti e irriconoscibili, vennero raccolti e trasportati con carri trainati da buoi nell’oratorio locale. Una fossa fu scavata in fretta per dare loro una prima sepoltura. 29 furono le vittime dell’eccidio: 25 di Testico e delle sue frazioni, 3 di Torria e 1 di Alassio, Pietro Giovanni Battista Oliveri e uno di Cesio.
Nessuno dei colpevoli fu mai identificato o processato. Un'ingiustizia che ancora oggi pesa sulla memoria storica del luogo. A ottant’anni da quei tragici eventi, domenica 27 aprile si terranno le celebrazioni ufficiali in memoria delle vittime. "È una ricorrenza che sentiamo particolarmente – dichiara la sindaca di Testico, Lucia Moscato –. Ricordare, mantenere viva la memoria non basta per prevenire, occorre fare dei passi interiori di assunzione di responsabilità con azioni svolte oggi senza alibi, perché ognuno può e deve fare qualcosa . Ricordare e la memoria sono un antidoto necessario ma non sufficiente".
“A Costa Binella oggi piove, con gocce fini, delicate, che sembrano lacrime e, chissà, forse sono ancora quelle di quel giorno assassino. Nel silenzio del bosco l'immaginazione, commossa, avverte, come sempre, immanente, tutto il dolore di allora. Per Voi, Martiri di Ginestro, da Cesio un ramoscello d'olivo in fiore, in memoria della Vostra tragica morte, in segno di quella Pace che con il Vostro supremo sacrificio avete contribuito a donarci”, è il messaggio postato sui social dal sindaco di Cesio Fabio Natta.