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Attualità | 15 aprile 2025, 16:45

Processione del Venerdì Santo, è tornata a Savona dopo il restauro la cassa della "Deposizione dalla croce" (FOTO e VIDEO)

E' la più imponente, pesa infatti 18 quintali e saranno 26 i portatori che dovranno sorreggerla. L'intervista al restauratore

E' ritornata a Savona, nella sua casa, l'oratorio di N.S. di Castello di via Manzoni, pronta per far parte della processione del Venerdì Santo.

La cassa la "Deposizione dalla Croce", opera lignea del savonese Filippo Martinengo detto "il Pastelica" è arrivata ieri dopo un restauro durato un anno (lo smontaggio era stato svolto il 5 aprile del 2024). Ad occuparsi a Genova della sistemazione attesa da oltre 50 anni il restauratore Nino Silvestri.

Realizzata nel 1793 è la più imponente e pesante (18 quintali) "cassa", alta 5 metri e saranno 26 i portatori che dovranno sorreggerla.

Quest'oggi a visionarla la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio ligure, giovedì invece sarà il turno della Soprintendenza di Roma.

L'intervento è stato finanziato grazie al contributo di 50mila euro della Fondazione De Mari.

"Il restauro è durato all'incirca un anno e mediamente è poco per una struttura di questa portata. Fortunatamente siamo riusciti a risolvere i problemi strutturali che erano i più urgenti e che hanno quindi permesso la tranquillità per poterla portare fuori - ha detto il restauratore - Abbiamo avuto ovviamente anche il tempo di recuperare i suoi colori perché erano stati ricoperti dalle dipinture. Adesso ha un bellissimo equilibrio e quello che si potrà vedere venerdì saranno appunto i veri colori di quest'opera".

"Il restauro senza dubbio era urgente, c'erano infatti problematiche di carattere statico. Questa statua era veramente vicina ad avere delle parti completamente collassate quindi bisognava assolutamente intervenire e ricomporla mettendo in sicurezza alcune zone altrimenti ad esempio quest'anno sarebbe stato veramente un rischio portarla in processione - continua Silvestri - Mediamente ci vogliono due anni per una struttura quindi l'abbiamo fatto e abbiamo dovuto veramente dedicarci tantissimo e a tempo pieno per un anno. Comunque siamo soddisfatti alla fine del risultato".

“Ringrazio a nome di tutta la Confraternita di N.S di Castello la Fondazione De Mari senza la quale questo restauro non sarebbe stato possibile – dichiara il priore della confraternita Sonia Pedalino – un ringraziamento va anche  alle dottoressa Francesca De Cupis della  Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona e al dottor Paolo Pacini dell’Ufficio Beni culturali della Curia della Diocesi di Savona-Noli,  i quali  ci hanno aiutato per la documentazione e le pratiche,  e ovviamente un grande grazie al restauratore Nino Silvestri che ha restituito la ‘cassa’ al suo splendore, riuscendo in un restauro estremamente complesso viste le dimensioni del gruppo ligneo”.

La  cassa si compone scenograficamente di sette figure, organizzate secondo uno schema piramidale e articolata in due gruppi. Dietro, le tre Marie bloccate a terra dal dolore, si erge la grande Croce ai lati della quale Giuseppe d’Arimatea su di una scala, e Giovanni Evangelista a terra, sono impegnati nel ricevere il Corpo senza vita di Cristo, sostenuto per un braccio da Nicodemo, appoggiato alla Croce mediante una seconda scala. Fu pagata dalla Confraternita 3.300 lire, secondo quanto riportato dal Noberasco.

Iconograficamente rappresenta uno dei simboli della città.

Approfondimento di Don Giovanni Margara (dal sito della Processione del Venerdì Santo)
 

Ci sono due uomini che si adoperano sollecitamente per togliere il corpo di Gesù dalla croce: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Ma chi sono questi due uomini?
Giuseppe è un discepolo di Gesù, ma in incognito per paura dei Giudei; Nicodemo è un fariseo, uno dei capi dei Giudei; quello che una volta, di notte, andò a parlare con Gesù.
Quello che compiono non è solo un atto di riguardo per una persona amata e stimata; c’è anche qui un valore simbolico universale: Cristo è morto per tutti gli uomini.
Egli è morto anche e prima di tutto per quelli del suo popolo, per quelli che erano legati alle antiche Tradizioni giudaiche e all’antico culto e che ne erano responsabili. Purtroppo i più tanti di loro non lo hanno accolto, ma Lui si è dato anche per loro.
Il Signore colloca il proprio corpo sacrificato tra le braccia di questi due uomini, invitando così loro e tutta l’umanità a compiere il proprio atto di fede in Lui, morto per la salvezza del mondo.

Luciano Parodi

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