La chiusura del Punto Nascite dell'Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, che dura da quasi cinque anni, continua a sollevare preoccupazioni tra i residenti del Ponente ligure. La sospensione del servizio, avvenuta durante l’emergenza Covid-19, è stata ulteriormente prolungata a causa di un incendio, nel settembre 2022, che ha colpito il Padiglione Chirurgico dell’ospedale, rendendo necessarie operazioni di adeguamento e messa in sicurezza. Per garantire la continuità delle attività chirurgiche, l’attività ortopedico-traumatologica è stata temporaneamente trasferita al 4° piano del Padiglione 17, precedentemente sede della sala parto.
La mancanza di un Punto Nascite sul territorio costringe le future madri ad andare al San Paolo di Savona. Questa mattina, una donna di Albenga ha partorito in ambulanza all’altezza di Ceriale (prima dell’ospedale Santa Corona), e lo scorso weekend un’altra donna ha rotto le acque in autostrada, all’altezza di Vezzi Portio. Due episodi che evidenziano ancora una volta il problema della chiusura del Punto Nascite di Pietra Ligure e le distanze che separano i centri del Ponente savonese dall’ospedale San Paolo.
“Il padiglione del Santa Corona è interessato dai lavori antincendio – spiega il direttore generale di Asl2, Michele Orlando –. Dobbiamo terminare i lavori al Chirurgico, che si protrarranno probabilmente per tutto l’anno, e poi spostare le attività dal reparto 17 al Chirurgico”.
Poi c’è il nodo dei numeri dei parti: per gli standard di sicurezza, un punto Nascite deve registrare non meno di 500 parti l’anno. Nel 2016 il governo, con la ministra Beatrice Lorenzin, ha deciso di chiudere i punti nascita con meno di 500 parti annui, con possibilità di deroghe in particolari condizioni. E poi c'è la carenza di medici, diffiicli da trovare su tutto il territorio nazionale.
“Per gestire due Punti Nascita servirebbero 19-20 ginecologi – prosegue Orlando –. Al momento ce ne sono 12. Con questi numeri saremmo in grossa difficoltà a garantire il servizio. Inoltre, i numeri dei parti sono bassi”.
Su due poli, inoltre, sarebbe difficile garantire il parto in analgesia, che ha contribuito a una riduzione dei cesarei: per questo indicatore, l’Asl2 è tra quelle con i valori migliori, con il miglior numero percentuale di cesarei. Nel 2024 i cesarei nelle donne al primo figlio sono diminuiti del 7%, con un numero di parti in analgesia che si attesta intorno al 25%-30%.
“Il parto in analgesia ha dato un contributo importante alla riduzione dei cesarei – conclude Orlando – ma richiede la presenza di medici anestesisti, che è difficile reperire. Questo servizio costa tra 1,2 e 1,4 milioni l’anno e sarebbe impossibile garantirlo su due Punti Nascita”.