Il furto tentato in una villa di un imprenditore; a pochi metri, nella scarpata del bosco, il falegname cinquantenne trovato morto dopo quattro giorni di ricerche dalla sua scomparsa da casa. Due fatti che sembrano incrociarsi e sui quali, sin dal primo momento, si stanno concentrando le indagini. Il mistero sulla morte di Massimo Micalizzi si infittisce tra indizi contraddittori e ipotesi che attendono la ricostruzione minuziosa degli investigatori.
I tasselli per ricomporre le ore che hanno preceduto il decesso dell'uomo di origine borghettina non sono pochi, ma gli inquirenti stanno approfondendo ad ampio spettro tutte le possibilità. In particolare, stanno appurando quali siano le relazioni tra la tragica morte dell'artigiano – colto da un malore fatale, come attestato dall'autopsia – e il tentato furto in una villa di Sant'Ermete, poco distante dal punto in cui è stato ritrovato il cadavere.
Noto alle forze dell'ordine per reati contro il patrimonio, Micalizzi negli ultimi tempi sembrava aver superato i guai con la giustizia. Tuttavia si indaga sui suoi contatti e movimenti recenti.
Perché si trovava a Sant'Ermete? Chi era con lui e, se c'era qualcuno al momento del decesso, perché ha omesso il soccorso? Non si esclude alcuna ipotesi, mentre testimonianze e filmati delle telecamere di sorveglianza hanno già fornito diversi elementi.
Il fascicolo, intanto, resta aperto contro ignoti per omicidio colposo. Quanto al furto tentato nella villa, numerosi indizi sono già stati raccolti. Il riserbo degli investigatori è stretto, impegnati anche nella ricostruzione dei fili che potrebbero legare da una parte la morte del falegname e dall'altra il tentativo di intrusione, effettuato, sembra, da due o tre uomini nella casa in quel particolare territorio, già bersagliato dai ladri. L'approfondimento su questa linea potrebbe rivelare l'esistenza di una banda specializzata proprio in questi reati, con colpi effettuati anche in precedenza.
L'interrogativo è sempre lo stesso: perché Micalizzi era in quella zona? Il suo Porter era parcheggiato in via Bellandi: è stato subito sequestrato dagli inquirenti. Allontanandosi da casa, pur riferendo ai familiari di essere diretto alla Motorizzazione, il cinquantenne non si era portato dietro il cellulare. Inizialmente si era ipotizzato che il falegname fosse in zona vadese per lavoro, magari per aggiustare tapparelle in un'abitazione. Ma questa pista sembra ormai scartata. Anzi, si sospetta che più di una persona sappia perché l'uomo si trovasse realmente in quell'area.