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Attualità | 26 marzo 2025, 16:58

Emergenza salari, Cgil Savona: "In provincia 15mila lavoratori in regola percepiscono meno di 10mila euro lordi all’anno"

L'allarme del sindacato: "Centinaia di giovani lasciano la provincia, donne penalizzate dai salari e nel pubblico proposto un aumento ridicolo rispetto all'inflazione"

Emergenza salari, Cgil Savona: "In provincia 15mila lavoratori in regola percepiscono meno di 10mila euro lordi all’anno"

Un sostegno pieno allo sciopero nazionale unitario proclamato per prossimo il 28 marzo dalle categorie dei metalmeccanici per cominciare a far leva sul Governo di fronte di una situazione critica a livello nazionale ma anche provinciale, dove "il lavoro continua a essere precario, insicuro e povero" e a patirne sono in particolare giovani, donne e impiegati del pubblico.

L'emergenza salari preoccupa la Cgil Savona. In una nota il sindacato ricorda come nel savonese ci siano "circa 15 mila lavoratrici e lavoratori con contratti in regola che percepiscono meno di 10 mila euro lordi all’anno di stipendio" definendo questa "una vergogna di cui anche la politica locale dovrebbe farsi carico per migliorare le condizioni" dei lavoratori.

Tutto questo in correlazione a un quadro nazionale molto complesso. "Nessuno sta peggio dell’Italia - ricorda la Camera del Lavoro savonese - rispetto al 2008, il potere d’acquisto è calato dell’8,7% (mentre in Germania è aumentato del 15%). I rinnovi dei contratti nazionali di lavoro devono prevedere aumenti reali e tutelare il potere d'acquisto, ma il Governo non sembra voler intervenire, e anche Confindustria segue questa linea". Per queste ragioni, intanto, il sindacato pone il suo "pieno sostegno allo sciopero nazionale unitario proclamato da Fim, Fiom e Uilm per il 28 marzo prossimo: una mobilitazione per rinnovare il contratto collettivo nazionale e rilanciare l’occupazione e l’industria, dopo l’inaccettabile decisione di Federmeccanica di non riaprire la trattativa con i sindacati".

La Cgil denuncia questa situazione da tempo. "Lo fa portando avanti una forte mobilitazione con scioperi e manifestazioni in tutto il Paese, in ogni comparto e settore - aggiungono dal sindacato - Ora a confermare questa crisi ci sono anche i dati del rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), che certificano come l’Italia sia il Paese del G20 dove i salari hanno subito la più forte perdita di potere d’acquisto dal 2008 a oggi: -8,7%. Nello stesso periodo, in Francia si è registrato un aumento di circa il 5%, in Germania di quasi il 15%. Negli ultimi due anni la produttività è cresciuta più dei salari e, in teoria, ci sarebbe spazio per far salire le retribuzioni. Tuttavia, la realtà italiana è ben diversa. Per questo è necessario aprire una vertenza sui salari, a partire dallo sciopero dei metalmeccanici di venerdì 28 marzo. A Savona la manifestazione si terrà in via Gramsci, sotto la sede dell’Unione Industriali, a partire dalle ore 10:00".

"Il tema dei salari per la Cgil è centrale, e non da oggi, sia nel settore privato che in quello pubblico, dove il 'datore di lavoro' è il Governo - precisano - In particolare, sul salario minimo, l’impegno della Cgil prosegue da tempo. È necessario garantire una soglia economica di dignità, in armonia con i contratti collettivi nazionali, che devono restare centrali per la tutela dei diritti di lavoratrici e lavoratori, a partire dagli appalti pubblici. La politica nazionale da troppo tempo non dà risposte, ma anche quella locale resta immobile. Eppure, gli amministratori locali e i sindaci potrebbero fare molto di più, deliberando un salario minimo dignitoso per le attività legate agli appalti pubblici, migliorando così le condizioni di migliaia di lavoratrici e lavoratori".

"La questione salariale è fondamentale: centinaia di giovani lasciano la provincia di Savona in cerca di condizioni di lavoro migliori - affermano dal sindacato - Il vero problema è fermare questa fuga. E le donne? Subiscono una doppia penalizzazione sul mercato del lavoro: percepiscono salari più bassi e lavorano un numero di ore inferiore, con stipendi da fame e pensioni che saranno poverissime. Il Governo pretende di rinnovare i contratti pubblici (Sanità, Enti Locali e Funzioni Centrali) proponendo un aumento del 6% a fronte di un’inflazione che supera il 15%. Di fatto, questo significa abbassare i salari, stanziando solo un terzo del necessario per recuperare il potere d’acquisto perso. Per questo non abbiamo sottoscritto quei contratti e chiediamo la riapertura di un vero confronto".

"Ci batteremo affinché i contratti vengano rinnovati per garantire giusti salari, diritti e tutele, a partire dallo sciopero nazionale dei metalmeccanici del 28 marzo" concludono.

Redazione

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