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Cronaca | 25 marzo 2025, 19:15

"Giallo Seajewel", l'esito delle analisi: il petrolio trasportato non era russo

Arrivava dall'Algeria. I periti della Procura partiranno nei prossimi giorni alla volta del Pireo

"Giallo Seajewel", l'esito delle analisi: il petrolio trasportato non era russo

Il petrolio trasportato dalla Seajewel non sarebbe stato russo.

Questo è quanto sarebbe emerso dalle analisi chimiche disposte dalla Procura di Genova ed effettuate sul greggio che era a bordo della nave petroliera colpita da un ordigno nella notte tra il 14 e 15 febbraio quando era ancorata alle boe Sarpom tra Savona e Vado Ligure.

Il petrolio sarebbe stato quindi di origine nordafricana. Dalla Libia invece arrivava quello trasportato sulla nave gemella Seacharm che aveva fatto anche lei tappa a Savona nei giorni immediatamente successivi all'attentato.

Le indagini nel frattempo proseguono anche analizzando la scatola nera per capire se il tracker nel tragitto tra l'Algeria, dove era partita, e la costa di Vado sia stato spento.

La Seajewel, comunque mai sottoposta a sequestro, era arrivata lo scorso fine febbraio in Grecia nella zona del Pireo (proprio ieri dopo un mese sarebbe stata spostata in porto), con i due consulenti nominati dalla Procura, l'ingegnere navale Alfredo Lo Noce e il capo ufficio del Nucleo Regionale Artificieri Liguria Federico Canfarini, che partiranno nei prossimi giorni alla volta della Grecia per valutare ulteriormente l'entità del danno sullo scafo (appurato squarcio di 70x120 cm) e capire quale esplosivo può essere stato utilizzato (potrebbero essere state usate mine Limpet o "patella" di tipo BPM1 o BPM2).

Dalle immagini scattate dai subacquei era emerso che la camera di sicurezza che conteneva il greggio (lo scafo più interno), era stato ammaccato dall'esplosione.

Il disastro ambientale era stato quindi scongiurato ma il rischio era stato altissimo soprattutto se il secordo ordigno invece di staccarsi ed esplodere in mare fosse rimasto attaccato allo scafo.

La puntata di Report dello scorso 2 marzo si era concentrata proprio sulle navi della "flotta fantasma" russa con un'inchiesta realizzata insieme a Greenpeace. La lente d'ingrandimento èera stata concentrata sulla petroliera Sealeo, nave gemella della Seajewel e della Seacharm (colpita in un attentato in Turchia a gennaio), di proprietà dell'armatore Thenamaris, che prima di arrivare al porto di Augusta in provincia di Siracusa lo scorso agosto avrebbe spento il tracker per 84 ore. Su questo sta indagando la Procura di Catania.

La nave arrivava dal porto russo sul mar Nero di Novorossiysk. Armatore, che secondo quanto appurato nel 2022 sarebbe stato inserito nella lista degli "sponsor di guerra" di Mosca da parte dell'agenzia anticorruzione ucraina (poi ne era uscito) e si era messo a disposizione degli inquirenti tramite uno studio legale.

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